La muffa “aliena” che cresce intelligentemente

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Si sparge veloce: perché questa strana muffa sta ossessionando gli scienziati. C’è qualcosa di incredibilmente strano in questa muffa: il suo “modo di fare”, intelligente e strisciante, sta ridefinendo il modo in cui la comunità scientifica si approccia all’intelligenza in generale.

Nel 1958 al cinema fece furore Blob, un film horror/fantascientifico che ruotava tutto attorno alla pericolosità di una melma gelatinosa proveniente dallo spazio, in grado di intendere, di volere e di conquistare il globo. Ecco, anche se il paragone è un po’ azzardato, potremmo pensare alla muffa Physarum Polycephalum proprio come a una specie di Blob, senza intenzioni bellicose né drammatiche per l’umanità.

La muffa in questione è diventata da alcuni anni e, in particolare nelle ultime settimane, oggetto di studi approfonditi da parte della comunità scientifica. Gli scienziati sono infatti sempre più incuriositi dalla sua “intelligenza”, che sembra ampliarsi e adattarsi per consentirle di alimentarsi e riprodursi in maniera attenta e strategica.

Polycephalum, la muffa intelligente

Prima di spiegare perché nelle ultime settimane gli studi sul Physarum Polycephalum si sono intensificati, cerchiamo di capire in cosa consiste questa strana muffa e quando ne è stata scoperta l’esistenza. Correva il 1800 quando Lewis David de Schweinitz, ritenuto il padre della micologia nordamericana, diede un importante contributo alla botanica scoprendo una muffa appartenente alla famiglia Physarum, per l’appunto il Polycephalum.

Gli strumenti di allora non erano troppo all’avanguardia, ma potendo essere vista a occhio nudo, questa muffa appariva insolita per il suo comportamento in natura: si moltiplica e si riproduce in zone ombreggiate (tronchi e foglie in decomposizione), mangia spore fungine e attacca, sempre per nutrirsi, batteri e altri microbi. È stata dunque classificata come muffa intelligente e attiva ma, per un certo arco di tempo, gli studi su di essa sono stati accantonati.

Con il passare degli anni e con l’espandersi dell’interesse scientifico verso le muffe melmose acellulari, gli studi sul Physarum Polycephalum si sono moltiplicati. Grazie a essi è stato possibile capire che ricopre un importante ruolo ecologico, favorendo il decadimento della materia organica e trasformandola in fonte d’alimentazione per sé e per altri batteri positivi. Ciò che però appare più incredibile è che il Polycephalum prospera da un miliardo di anni ed è proprio su questa particolarità che si sono concentrati gli studi più recenti.

Il Polycephalum, le sue abilità e gli interrogativi

Sì, perché gli scienziati si chiedono adesso com’è possibile che questo bizzarro piccolo organismo, che non ha né cervello né sistema nervoso, sia in grado di avere “cognizione” di dove si trova e di ampliarsi e spostarsi verso ambienti che gli consentano di trovare le condizioni ideali per il suo ciclo riproduttivo. Hanno dunque cominciato a fare dei test e si sono accorti del fatto che il Polycephalum ha altre interessanti abilità.

Il biologo Chris Reid della Macquarie University in Australia e il suo team, nello specifico, si sono accorti che questa muffa può risolvere degli “enigmi complessi”, come trovare la via di uscita da un labirinto e può avere memoria sia degli ambienti in cui prospera sia delle sostanze che incontra. Inoltre, tende a ricordare dove ha trovato cibo in precedenza e, di conseguenza, apprendere come procacciarselo.

Come se non bastasse, ha anche l’abilità di apprezzare o non apprezzare determinate condizioni o sostanze: quando incontra qualcosa che non gli piace si ritrae, cercando di muovere prima il nucleo e poi le diverse sezioni per scappare via e/o allontanarsi. Tutto questo, ricordiamolo, senza alcun tipo di rete neuronale e senza ciò che finora gli scienziati hanno ritenuto fondamentale per i processi mnemonici e di apprendimento.

L’importanza degli studi sul Polycephalum

Con ulteriori studi, gli scienziati hanno iniziato a paragonare il Polycephalum a una “rete”, nonostante tecnicamente sia un organismo unicellulare: ciascuna parte della muffa, infatti, sembra operare in maniera indipendente e condividere le informazioni con tutte le sezioni adiacenti e con quella centrale. Ed è proprio qui che parte il paragone più interessante: quello con i neuroni degli esseri umani.

L’analogia è davvero intrigante e secondo le ricerche più recenti sia la topologia che la struttura delle nostre reti cerebrali sono estremamente simili al Polycephalum in estensione. Tuttavia, occorrerà studiare ancora molto per capire come le informazioni vengano propagate e condivise nella muffa e per capire se l’ipotesi della somiglianza con i neuroni sia effettiva. Se così dovesse essere, si aprono nuovi scenari anche per gli studi sul cervello umano, che potrà essere analizzato grazie a una serie di dati in comune, con l’obiettivo di svelare alcuni degli ambiti più misteriosi, come quelli che riguardano gli stadi del sonno, la memoria e gli stati d’incoscienza.

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