La misteriosa macchina che produce energia illimitata

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La macchina sperimentale di Rolando Pelizza e il rapporto con Ettore Majorana. La macchina creata da Rolando Pelizza in collaborazione con Ettore Majorana ha generato una vicenda ricca di colpi di scena e risvolti misteriosi. La macchina sperimentale e il rapporto con Ettore Majorana sono elementi centrali della figura dell’imprenditore Rolando Pelizza, nato a Chiari in Lombardia nel 1938. Egli, dopo aver operato nel settore delle calzature, ha dedicato la sua vita ad altre iniziative economiche e a studi innovativi che non sono passati di certo inosservati.

La macchina sperimentale di Pelizza: genesi di una vicenda tormentata

Pelizza ha affrontato nella vita anche disavventure giudiziarie ed economiche che si sono poi concluse con assoluzioni ma, già negli anni settanta, è stato protagonista di un esperimento sulla piattaforma di un forte in alta montagna, che ha permesso di annichilire una roccia mediante una piccola macchina da lui costruita e basata sugli studi dedicati all’antimateria.

La capacità della macchina di distruggere elementi si univa alla capacità di produrre notevoli quantità di energia a costo zero, ma le pressioni internazionali hanno spinto Pelizza a non accettare proposte per lui inaccettabili e a fuggire all’estero per molti anni, dietro l’accusa di aver costruito un’arma senza licenza da cui poi è stato scagionato.

In realtà, Pelizza si è sempre difeso da ogni tipo d’ingerenza ai suoi danni accusando chiiunque puntasse a fargli terra bruciata intorno, proprio perché non intendeva cedere a nessun prezzo il prototipo se fosse stato impiegato a scopi bellici ma, al contrario, ha intavolato numerose trattative per un impiego pacifico dell’invenzione.

Il rapporto tra Rolando Pelizza ed Ettore Majorana alla base della macchina sperimentale

La macchina sperimentale di Rolando Pelizza e il rapporto con Ettore MajoranaPelizza ha confermato di avere conosciuto e frequentato il fisico Ettore Majorana e di avere collaborato con lui nella realizzazione della macchina in grado di confermare in modo sperimentale le teorie di fisica atomica, elaborate dallo stesso Majorana e, in effetti, l’inventore ha sempre attribuito al suo mentore e amico il merito principale dell’intuizione che ha portato alla realizzazione di questo prototipo.

Giovanissimo, Pelizza ha iniziato quest’esperienza sperimentale che è stata centrale nella sua vita ma ascoltiamo le sue parole: “Sono Rolando Pelizza e questa vicenda ebbe inizio nel 1958, quando avevo venti anni.

Dopo un breve periodo di frequentazione con il Prof. Majorana e di apprendimento dei “Suoi” rivoluzionari principi di matematica e fisica, Egli mi disse: se decidi di seguire i miei insegnamenti, sappi che dovrai lavorare intensamente, ed a risultato raggiunto potresti avere molti problemi.

Accettai senza tentennamenti e riserva alcuna: ero entusiasta e lusingato di quanto mi stava accadendo…Oltre mezzo secolo di studi da parte di Ettore Majorana e di mie sperimentazioni hanno permesso la realizzazione di una macchina che avrebbe potuto portare benessere ed incalcolabili benefici all’Umanità”.

La realizzazione pratica della macchina sperimentale di Pelizza in collaborazione con Majorana

Rolando Pelizza ha dichiarato più volte che Ettore Majorana non è deceduto giovanissimo nel 1938 come ufficialmente si pensa, ma è stato in contatto più volte con lui nei decenni successivi anche per via epistolare e fa riferimento a una serie di prove documentali nel suo sito web:

La mia conoscenza e frequentazione, sia pur saltuaria, con Ettore è stata dimostrata sia direttamente tramite foto, filmati e documenti eccezionali presenti in questo sito (e ancora di più nel libro: “2006 Majorana era vivo”, che riprende e amplia i precedenti due libri: “Il dito di Dio” e “Il segreto di Majorana, due uomini e una macchina”. A questi si aggiungono una serie di esperimenti da me eseguiti su indicazione del mio Maestro, che restano ancora oggi incomprensibili ai più preparati fisici“.

In poche parole, Pelizza afferma che la macchina sperimentale ha permesso di mettere in pratica nuovi principi di matematica e di fisica, che ancora oggi non trovano riscontro nelle conoscenze ufficiali, e questa scoperta poteva produrre calore praticamente a costo zero (essendo alimentata solamente da una batteria da 12 volt) e successivamente utilizzarlo per produrre energia elettrica.

Inoltre gli esperimenti confermerebbero la capacità del prototipo di trasmutare qualsiasi elemento della materia in un altro e, in questo caso, gli impieghi sarebbero innumerevoli a partire dall’eliminazione dell’anidride carbonica nell’atmosfere per ricostruire la strato di ozono.

Gli obiettivi umanitari di Rolando Pelizza

Pelizza ha sempre dichiarato di seguire delle linee guida molto precise che hanno sempre ispirato il suo lavoro, sulla scia dell’insegnamento del fisico Majorana, sua fonte ispiratrice, e che si possono sintetizzare come segue:

  • Gli esperimenti sono pubblici perché è l’unico modo per rendere tutti consapevoli delle grandi opportunità che la realizzazione della macchina poteva offrire
  • Il grande merito scientifico dell’elaborazione della teoria fisica sulla quale si basa la “macchina” non è dovuta a lui, bensì a Ettore Majorana
  • Prima ancora che uno strumento di progresso, la macchina è da considerarsi “un grande dono che Dio ha concesso a tutta l’Umanità” e non dovrà mai essere utilizzato per accrescere il potere di questo o quell’altro grande della Terra, inteso come Stato o centro di potere
  •  Al contrario, dovrà essere gestito a vantaggio di tutti gli esseri del creato, proiettandoli verso un futuro migliore o meglio garantendo loro un futuro, visto che il nostro è seriamente messo a rischio.

La macchina prende forma tra molti ostacoli

Un progetto, che parte da zero, richiede molto sostegno economico per passare dal progetto alla realizzazione fino ai collaudi sperimentali e Pelizza, all’inizio nel 1964, ha iniziato a usare le risorse finanziarie familiari, pari a 875 milioni di lire, che era una cifra ingentissima per quei tempi e, una volta esaurite, ha puntato sulle sue capacità imprenditoriali per finanziare gli studi e gli esperimenti della macchina attraverso una serie di brevetti industriali che gli derivavano dalla sua attività imprenditoriale diversificata, sia nel campo delle calzature, sia in quello dei materiali plastici.

8 anni di studi, impegno economico e la distruzione di ben 228 prototipi nel corso di infinite prove, hanno quindi portato alla macchina funzionante nel 1972 e al primo esperimento pratico al di fuori del laboratorio, in una località isolata di montagna.

Pelizza è riuscito a produrre un fascio di luce che ha provocato una fiammata intensa e un grande foro nella roccia che era il bersaglio prescelto per la prova, ma la macchina ha richiesto altri quattro anni di messa a punto per ottenere l’annichilmento controllato, il surriscaldamento e la trasmutazione della materia. Di conseguenza, l’inventore decise nel 1976 di mettere al corrente di questa scoperta le persone a lui più vicine.

La riservatezza iniziale è di breve durata

Pelizza aveva chiesto alla sua cerchia di fiducia più ristretta di manenere la riservatezza sulle potenzialità della macchina fino a quando non fosse stato in grado di convertine la potenza distruttiva e trasformarla in un generatore innovativo di energia.

Il timore dell’inventore era ovviamente legato al rischio che la macchina finisse in mani sbagliate o fosse comunque utilizzata a scopi militari ma, a questo punto, la vicenda assume toni da spy story perché tutti si erano impegnati a mantenere il segreto tranne Massimo Pugliese che, secondo le ricostruzioni, apparteneva ai servizi segreti italiani e informò chi di dovere ingarbugliando la vicenda.

Lo stesso Pugliese avrebbe quindi convinto Pelizza, che era ignaro del suo ruolo nei servizi, a fornire prova della capacità della macchina attraverso esperimenti svolti tra il 1976 e il 1977 su lastre di ferro, forate dalla potenza della macchina.

Gli esperimenti sono quindi proseguiti, compreso quello, documentato e filmato alla presenza di un Notaio, che si era svolto il 29/30 aprile 1977 nel laboratorio di Rolando a Chiari, riscaldando una lastrina di rame e portando a ebollizione l’acqua contenuta in un vaso.

L’interessamento belga e la difficoltà di stipulare accordi trasparenti

Le prove avevano avuto alterne vicende tra successi e successiva implosione della macchina per un errore tecnico ma, in ogni caso, era evidente che gli studi potevano proseguire con ulteriori progressi nel funzionamento della fase due che prevedeva il riscaldamento della materia senza usura e radiazioni.

Non erano inoltre mancate le trattative con emissari del Governo belga. Il 9 giugno 1977, sul monte Baremone, aveva avuto successo un esperimento che consisteva nell’indirizzare il fascio distruttivo su un grosso pezzo di cemento armato a considerevole distanza, senza danneggiare le bombolette di vernice spray che, pur essendo a meno di un metro dal bersaglio, non avevano subito il minimo spostamento d’aria.

Il Governo del Belgio decise di stipulare un accordo il 5 agosto 1977, sottoscritto dall’allora presidente Tindemans, da Rolando Pelizza, dall’Avvocato dello Stato Belga Jean Ronse, e da Pierluigi Bossone, per conto della “Exclusive”, società fiduciaria di Rolando costituita per l’occasione.

Si precisava che non si poteva usare la macchina a fini bellici, e il Belgio s’impegnava a non applicare la clausola di confisca per pubblica utilità ma, riesaminando il contratto, stilato in lingua francese, emergeva una clausola piuttosto “ambigua”: lo Stato Belga non rinunciava alla facoltà di confisca per pubblica utilità, quindi si trattava di un più generico “impegno tra gentiluomini” con i Ministri firmatari.

La trattativa con il Belgio non offre i risultati sperati

Di li a poco ne nacque un contenzioso perché il potenziale uso a scopi militari dell’invenzione, che Pelizza voleva escludere, usciva dalla porta ma poteva rientrare dalla finestra. Tuttavia, non era possibile ritrattare e modificare il contratto firmato per motivi “politici” ma, se l’esperimento non avesse avuto esito positivo, l’accordo sarebbe stato annullato. A tagliare la testa al toro aveva provveduto la macchina stessa che, dopo alcune prove positive, era implosa annullando l’accordo.

Il governo italiano aveva presenziato a nuovi esperimenti nel 1981, portando ad ebollizione l’acqua in circolo in tubi di PVC, ma Pelizza era sempre contrario a utilizzare la macchina a scopi bellici, quindi avrebbe distrutto per sicurezza il prototipo, una volta dimostrata la sua potenza durante le prove, sperando tuttavia di convincere le autorità a usare pacificamente l’invenzione a beneficio di tutti.

Rolando Pelizza denuncia il clima d’intimidazione legato alla macchina

Pelizza ha però constatato con amarezza che uno “straordinario ritrovato tecnologico” fosse ritenuto ideale da molti governi come arma di distruzione, in grado di “modificare gli equilibri mondiali” ed emerge dai suoi scritti questa presa d’atto: “Il risultato fu che si crearono bramosie, si configurarono intrighi e furono messi in atto veri e propri ricatti nei confronti miei e del mio Maestro (Ettore Majorana ndr). Oltretutto, siamo stati oggetto di reiterati e sistematici furti di documenti, materiali, prototipi e “macchine” già completate.

Fin dall’inizio, siamo stati costantemente ostacolati ed è stata impedita qualsiasi nostra iniziativa o applicazione pratica della ”macchina” per il beneficio collettivo…L’ultimo episodio di vera e propria vessazione nei miei confronti è avvenuto quando un gruppo armato si presentò a noi intimandoci di seguirli per una destinazione non specificata; Ettore si oppose fermamente temendo per la probabile separazione dalla mia famiglia e si offrì di seguirli spontaneamente in cambio della mia libertà.

Così avvenne e in quell’occasione ci furono sottratte due macchine complete ed una in costruzione, oltre agli scritti del maestro riportanti i suoi progressi nel perfezionamento della IV fase dell’utilizzo della “macchina”.

Il rapporto epistolare tra Rolando Pelizza ed Ettore Majorana

Secondo le fonti scritte, fornite da Pelizza, Majorana lo aveva indirizzato fin dagli anni sessanta nella realizzazione della macchina, mettendolo però in guardia dalle difficoltà e conseguenze.

Nella lettera datata 26 febbraio 1964, e firmata “tuo amico e maestro Ettore“, si legge quanto segue: “Solo una cosa ti chiedo, devi essere molto prudente. Disegni e dati non sono tanto importanti; la formula, invece, va ben custodita. Per nessun motivo deve cadere in mano ad altre persone. Sarebbe la fine di sicuro“.

Con il passare dei decenni, la situazione si è ulteriormente complicata e le pressioni erano così pesanti che lo stesso Majorana avrebbe suggerito a Pelizza di abbandonare il progetto, in una lettera del 20 dicembre 2000, proprio quando era finita la terza fase degli esperimenti e doveva avviarsi quella decisiva:

Io direi che ci siamo battuti pèiù del necessario. E’ ora di arrendersi, il tempo che avevamo previsto è passato: come da accordi, distruggi tutto come se non fosse mai esistito; solo così ti sarà permesso essere libero, quando sapranno che non potrai realizzare nulla. Sapendo che non hai più nessuna formula, forse ti lasceranno in pace“.

Le ultime fasi del progetto

Ma Rolando Pelizza non ascolta le suppliche dell’amico e maestro, prosegue ancora con la quarta fase del progetto e ne motiva le ragioni: “Nell’anno 2000, Majorana in una lettera mi esortò ad abbandonare ogni progetto riguardante la “macchina” poiché temeva per la mia incolumità e pensava che di fronte a certe potenze tutto sarebbe stato vano.

Io proseguii per la mia strada seguendo la mia coscienza, che non mi permetteva di abbandonare un progetto così importante per l’Umanità che ora, con il senno di poi, devo considerare ahimè solo come un enorme insieme di problemi e traversie che hanno costellato la mia vita, impedendomi di vivere a fondo il rapporto con i miei cari, un diritto di cui ogni uomo dovrebbe poter godere.

Nel 2014 ho rivolto un pubblico appello a tutti gli uomini liberi e di buona volontà. Ho divulgato l’esistenza di questa tecnologia di cui ho dato ampia dimostrazione a ben 3 stati (gli USA, l’Italia, il Belgio di fronte alla stessa Nato), ho anche spiegato le sue applicazioni concrete che potrebbero migliorare, o meglio, salvaguardare l’esistenza dell’Umanità, come voleva Ettore Majorana e come voglio io che l’ho costruita…ma questo mio appello, probabilmente per contrari interessi superiori, è rimasto “lettera morta”.

Le amare conclusioni di Rolando Pelizza

La testimonianza scritta di Pelizza si conclude con delle amare conclusioni: “Ora sono logorato da tanti anni di ricatti e battaglie con i maggiori gruppi di potere, i quali hanno già avuto e vorrebbero continuare a pretendere di avere gli esclusivi benefici dell’uso di questa “macchina”.

D’ora in poi mi dedicherò solo allo sviluppo ed alla commercializzazione di altre mie invenzioni tecnologiche… Lo devo innanzitutto ai miei cari, a me stesso e anche a Ettore Majorana che già mi aveva esortato di abbandonare il progetto “macchina”.

Con oggi ho deciso quindi di non fare più nulla che sia inerente a questa scoperta e ho distrutto tutto ciò che mi era rimasto del progetto, compresi alcuni codici indispensabili per l’utilizzo della “macchina“. Con tanta amarezza, Rolando Pelizza”.

Questo resoconto ha tentato, nei limiti del possibile, di riassumere una vicenda tanto intricata quanto affascinante che miscela molti ingredienti: l’amore per la ricerca, il gusto per la scoperta, l’invenzione innovativa e il desiderio di servire l’umanità.

Emerge inoltre la figura centrale di Ettore Majorana, con il suo alone di mistero riguardo la presunta morte precoce, l’eterna lotta per accaparrarsi potenziali armi risolutive e Rolando Pelizza, il protagonista che ha creduto fino in fondo alla “macchina”, dedicandole le migliori energie nell’arco di una vita e raccontando infine le traversie legate a questa sorprendente vicenda. Ai lettori spettano le conclusioni.

Scarica i disegni della macchina di Majorana in formato CAD: Disegni-Macchina-Majorana-formato_STEP.zip

Video: Mi hanno sequestrato la macchina di Ettore majorana & Rolando Pelizza

Video: Guarda “La Macchina di Ettore Majorana” su YouTube

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