“LSD Il Mio Bambino Difficile” è un libro del 1979 scritto da Albert Hofmann, famoso scienziato, comunemente conosciuto come il “padre dell’LSD”, psiconauta per eccellenza, deceduto nel 2008 all’età di 102 anni. Fu il primo a sintetizzare e sperimentare I’LSD scoprendone gli effetti psichedelici e studiandone i potenziali utilizzi medici e scientifici. Pubblichiamo i capitoli più interessanti in questa nuova rubrica.
La realtà è inimmaginabile senza un soggetto conoscente, senza un io. Essa è il prodotto del mondo esterno, «il trasmittente», e di un «ricevitore», un soggetto nel cui sé più profondo le emissioni dell’ambiente circostante, registrate dalle antenne degli organi sensoriali, divengono coscienti. Se uno dei due viene a mancare, la realtà non accade, la radio rimane muta e lo schermo visivo appare centro inattaccabile dell’autocoscienza che registra i vari stati dell’ego. La vera importanza dell’LSD e degli altri allucinogeni consiste nella capacità di disporre su altre lunghezze d’onda il soggetto ricevitore, provocando in tal modo alterazioni nella percezione della realtà. La possibilità di far emergere nuove e multiformi immagini del mondo, questo potere davvero cosmogonico, rende comprensibile la venerazione cultuale delle piante allucinogene in funzione di droghe sacre. Qual è la caratteristica e fondamentale differenza tra la realtà ordinaria e l’immagine del mondo esperita durante l’inebriamento con I’LSD? Negli stati usuali di coscienza l’io e l’ambiente esterno sono separati; il soggetto sta di fronte al mondo, che si è trasformato in oggetto. Con I’LSD i confini tra l’io conoscente e ciò che sta di fronte più o meno svaniscono, a seconda dell’intensità dell’inebriamento. Ha luogo una reazione fra il ricevitore e il trasmittente. Una parte dell’io straripa nel mondo esterno, nelle cose, che si animano e assumono un significato diverso e più profondo. Questa esperienza, che si accompagna alla perdita dell’io su cui facciamo sempre affidamento, può essere estatica o assumere i tratti demoniaci del puro terrore. Nell’eventualità auspicabile, il soggetto rinnovato si sente beatamente fuso con le cose della realtà esterna e di conseguenza con le altre creature del mondo, fino a raggiungere possibilmente privo di immagini. Se manteniamo questo modello — il mondo come prodotto del trasmittente e del ricevitore — l’accesso a un’altra realtà, provocato dall’azione dell’LSD, può essere allora spiegato con il fatto che il cervello, sede del ricevitore, subisce un’alterazione biochimica. Il ricevitore viene così a sintonizzarsi su una lunghezza d’onda diversa da quella che coincide con la normale e quotidiana realtà. Poiché all’infinita molteplicità e diversità dell’universo corrisponde un
il senso della totale unità con l’universo. Questo stato, che, date certe favorevoli condizioni, può essere procurato dall’azione dell’LSD e delle altre sostanze sacre messicane, è analogo all’illuminazione religiosa spontanea — l’unio mystica. In entrambi i casi, spesso della durata di un solo eterno istante, viene percepita quella dimensione da cui traspare il fulgore della realtà trascendentale. Il rapporto tra l’illuminazione spontanea e quella indotta dalle droghe è stato ampiamente indagato da R.C. Zaehner nel libro Mystik religiós und profan («Misticismo – sacro e profano»), Ernst Klett Verlag, Stoccarda 1957. Gottfried Benn, nel saggio Provoxiertes Leben («Vita provocata» apparso in: Ausdruckswelt, Limes Verlag, Wiesbaden, 1949), definisce la realtà in cui l’io e il mondo stanno l’uno di fronte all’altro come «la catastrofe schizoide, il destino nevrotico dell’occidente».
Così scrive: «L’attuale concetto di realtà ebbe origine nel sud del nostro continente. Determinante per la sua formazione fu il principio ellenistico-europeo dell’agòne e della vittoria conseguita attraverso la prestazione, l’astuzia, la perfidia, il talento e la forza, espresso all’inizio nella forma greca dell’aretè, e successivamente in quella europea del darwinismo e del superuomo. L’io venne allo scoperto, calpestò la terra, condusse battaglie e per far questo ebbe bisogno di strumenti, di materiali, di potere. Si pose di fronte alla materia come altro da numero illimitato e diversificato di lunghezze d’onda, possono manifestarsi nella coscienza, in base alla disposizione del ricevitore, numerose e svariate realtà, comprendenti il rispettivo soggetto.
Esse, o meglio ancora, queste distinte stratificazioni della realtà non si escludono a vicenda, ma sono complementari, e costituiscono insieme una parte della realtà onnicomprensiva, eterna e trascendentale, dove ha sede anche il essa; se ne distaccò con i sensi, ma ci stabilì un rapporto formale più stretto. La scompose, la esaminò e la classificò: armi, oggetti di scambio, denaro per riscattare.
La spiegò mediante isolamento, la ridusse a formule, ne strappò dei frammenti, la suddivise. (La materia divenne) un concetto appeso come sciagura sopra l’Occidente, contro cui esso lottò, senza afferrarlo, a cui sacrificò un’ecatombe di sangue e di felicità, e le cui tensioni e fratture era ormai impossibile risolvere attraverso lo sguardo naturale e la conoscenza metodica dell’essenziale, quieta unità delle forme prelogiche dell’essere. Invero, il carattere catastrofico di questo concetto venne alla luce in maniera sempre più evidente… Uno stato, un’organizzazione sociale, una morale pubblica, per i quali la vita altro non è che esistenza sfruttabile economicamente, e che non accettano il mondo della vita provocata, non possono arrestare la sua distruttività.
Una comunità, la cui igiene e tutela razziale, quali moderni rituali, si basano su vuote conoscenze biologico-statistiche, può solo difendere il punto di vista superficiale delle masse, nella cui osservanza conduce incessantemente le guerre, perché la realtà è per essa materia prima, rimanendole nascosto il suo presupposto metafisico.
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