I cambiamenti climatici porteranno all’estinzione di massa

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La fine dei dinosauri nel guscio di un’ostrica. Tra eruzioni, anidride carbonica e contaminazione da mercurio, la vita sulla Terra era mal messa già prima dell’impatto dell’asteroide dei dinosauri.

Uno studio condotto da ricercatori della Northwestern University (USA) aveva come obiettivo quello di misurare la composizione isotopica del calcio (ossia la percentuale dei vari isotopi del calcio) di vongole e altri molluschi marini fossili risalenti al periodo di passaggio tra Cretaceo e Paleogene, 65 milioni di anni fa circa, ossia alla grande estinzione di massa. I ricercatori hanno scoperto che, in prossimità di quell’evento, la composizione chimica dei gusci si era già modificata in risposta a una enorme quantità di carbonio presente negli oceani. Le conchiglie sono per lo più composte di calcio (Ca), lo stesso minerale presente nel gesso e nei calcari (e nelle compresse antiacido), in particolare di carbonato di calcio (CaCO3), e la quantità di anidride carbonica (CO2) nell’ambiente influenza enormemente il processo di formazione dei gusci.

Il guscio fossile di Agerostrea ungulata, un'ostrica, oggi estinta, vissuta 66-72 milioni di anni fa. | KYLE MEYER / UNIVERSITY OF CALIFORNIA MUSEUM OF PALEONTOLOGY
Il guscio fossile di Agerostrea ungulata, un’ostrica, oggi estinta, vissuta 66-72 milioni di anni fa. | KYLE MEYER / UNIVERSITY OF CALIFORNIA MUSEUM OF PALEONTOLOGY

COINCIDENZE MORTALI. L’eccesso di anidride carbonica in atmosfera e negli oceani era la diretta conseguenza di circa un milione di anni di eruzioni vulcaniche che, con alterna intensità, si verificavano nell’odierno Deccan (India), un’area di 320.000 chilometri quadrati. Nei secoli che precedettero l’impatto dell’asteroide di Chicxulub (l’asteroide dei dinosauri) i vulcani del Deccan emisero in atmosfera enormi quantità di anidride carbonica, provocando una forte acidificazione degli oceani che influenzò molti organismi marini.

Benjamin Linzmeier, coordinatore dello studio disponibile su Geology, spiega che «i dati mostrano che l’ambiente stava cambiando profondamente prima dell’impatto dell’asteroide dei dinosauri, in relazione alle eruzione vulcaniche nel Deccan: la Terra era sotto stress già prima del grande evento di estinzione; l’impatto avviene in un periodo di grande instabilità del ciclo del carbonio e, molto probabilmente, l’estinzione fu causata dalla coincidenza delle due situazioni».

DUE AVVISI AI NAVIGANTI… Precedenti ricerche avevano già esplorato i potenziali effetti delle eruzioni del Deccan sull’evento di estinzione di massa, ma avendo preso in esame sedimenti in diverse parti del pianeta e i risultati non sono mai stati determinanti e univoci. Concentrandosi su un organismo specifico, invece, il nuovo studio ha ottenuto una registrazione più precisa e ad alta risoluzione della chimica degli oceani di allora. «Le conchiglie crescono rapidamente e cambiano con la chimica dell’acqua», aggiunge Linzmeier, «e poiché vivono per un periodo di tempo molto breve, ogni conchiglia è un’istantanea della chimica dell’oceano.»

I ricercatori affermano che la comprensione di come la Terra reagì al riscaldamento estremo nel lungo periodo delle eruzioni del Deccan e all’apporto di anidride carbonica può aiutare a comprendere in quale modo il Pianeta risponderà ai cambiamenti climatici attuali, così tanto accelerati dalle attività umane. «In una certa misura riteniamo che gli antichi eventi di acidificazione degli oceani siano buoni analoghi a ciò che sta accadendo ora con le emissioni antropogeniche di anidride carbonica», afferma Andrew Jacobson (Northwestern University): «forse possiamo usare questo lavoro per prevedere che cosa potrebbe accadere in futuro, perché il “sistema Terra” è sensibile alle grandi e rapide aggiunte di anidride carbonica, ed è innegabile che le attuali emissioni avranno conseguenze ambientali importanti.»

Allo studio della Northwestern si aggiunge quello della University of Michigan (articolo su Phys.org), che, dall’analisi geochimica di conchiglie fossili di molluschi marini, mette sotto i riflettori anche una diffusa contaminazione da mercurio che il geochimico Sierra Petersen definisce «di concentrazione paragonabile a quella che si può riscontrare oggi in prossimità di molti siti industriali».

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