Guerra dei chip, accuse incrociate Cina e Usa

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Intel inserisce backdoor nei suoi chip: l’accusa di un’agenzia cinese, ma l’azienda smentisce. Un’accusa pesante, ma non circostanziata, prende di mira Intel in Cina. Un’agenzia legata agli apparati statali parla dei prodotti della società statunitense come di pericoli per la sicurezza nazionale. Dietro, però, potrebbero esserci le solite tensioni con Washington.

Falle di sicurezza, backdoor e persino alti tassi di malfunzionamento: sono queste le tre accuse che un’agenzia cinese ha rivolto a Intel e ai suoi prodotti. La Cyber Security Association of China, un’entità sostenuta dalla Cyberspace Administration of China (CAC), spinge affinché si indaghi su Intel a tutela dei consumatori.

In un post pubblico su WeChat, come riportato da Bloomberg, l’agenzia scrive che Intel ha consentito per anni la presenza di backdoor nei propri chip, compromettendo la sicurezza degli utenti.

“Non è chiaro se la CAC, che controlla l’industria di Internet e i regimi di gestione dei dati del Paese, abbia approvato la posizione dell’associazione”, scrive Bloomberg.

La Cyber Security Association of China si concentra sulla formazione e sulla creazione di relazioni all’interno del settore Internet. “I prodotti Intel pongono seri rischi alla sicurezza nazionale“, ha dichiarato l’associazione nel suo post sui social media.

Intel inserisce backdoor nei suoi chip

È chiaro che all’accuse, non circostanziate, fa da sfondo il ben noto clima di tensione commerciale tra Washington e Pechino. Gli USA impongono blocchi sulle esportazioni di tecnologie di ultima generazione verso la Cina, quest’ultima ribatte e cerca di sviluppare alternative locali in modo da rendersi meno dipendente dall’Occidente, gettando discredito sui componenti per PC a stelle e strisce.

Nel 2023 Pechino se l’è presa anche con Micron, vietando l’uso dei chip di Micron alle infrastrutture critiche per problemi di cibersicurezza. Da allora l’azienda statunitense si è mossa per rinsaldare i legami con un mercato che è fondamentale per qualsiasi grande realtà. Anche per Intel, pur con tutti i paletti fissati dalle amministrazioni Trump e Biden.

La Cina rimane il più grande mercato per i PC e dipende ancora fortemente dalla tecnologia occidentale, anche se quest’anno Pechino ha deciso di estromettere i microprocessori di Intel e AMD dai PC e server governativi.

In una dichiarazione, Intel ha affermato che fa “tutto il possibile per proteggere i nostri clienti”.  “La sicurezza è da tempo una priorità assoluta per Intel“, ha dichiarato la società. “Non vediamo l’ora di collaborare con i funzionari competenti per chiarire qualsiasi dubbio possa esistere e dimostrare il profondo impegno di Intel per la sicurezza dei nostri prodotti”.

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