I conti della Bce sono in rosso. E ora chi paga? La Bce riporta un deficit di €1,627 mld per aumento tassi d’interesse a breve termine. Come ha influito il Qe sul suo bilancio e chi coprirà le perdite?
La Banca Centrale Europea ha riportato perdite in bilancio per 1,627 miliardi di euro a causa dell’aumento dei tassi d’interesse a breve termine. Le passività sono cresciute più velocemente dei rendimenti derivanti dagli acquisti di titoli di Stato tramite il programma di Quantitative Easing (Qe). Questo ha causato un disavanzo nel bilancio della Bce, che potrebbe durare per circa 2-4 anni secondo quanto riportato su Milano Finanza. L’ultimo bilancio in pareggio era stato registrato nel 2007, mentre l’ultima perdita risale al 2004. Chi pagherà questo buco?
Il bilancio (in rosso) della Bce
Il rialzo dei tassi ha causato la svalutazione dei titoli detenuti dalla Bce, acquistati nell’ambito dei programmi di Qe dal 2015 in poi. Questo ha portato a perdite per la banca centrale, che ha registrato nel 2022 un buco da 1,627 miliardi di euro, compensato dall’utilizzo del fondo rischi che è sceso da 8,8 miliardi a 6,566 miliardi. Di conseguenza, la Bce non ha distribuito profitti alle banche centrali nazionali.
Tuttavia, la banca centrale guidata da Lagarde può lavorare anche con un capitale negativo.
Chi paga le perdite della Bce?
Attualmente ci sono diverse possibili soluzioni per coprire il deficit del bilancio della Bce. Una soluzione potrebbe essere quella di aumentare le entrate, ad esempio riducendo le spese operative. Tuttavia, queste soluzioni potrebbero essere difficili da implementare, in quanto la banca centrale ha già ridotto le sue spese nel corso degli ultimi anni.
L’obiettivo primario della Bce è quello di mantenere la stabilità dei prezzi nell’economia, ovvero evitare che l’inflazione o la deflazione diventino eccessive. Tuttavia, in teoria, può capitare che la banca centrale accumuli perdite talmente elevate da far sì che il suo patrimonio netto diventi negativo. Questa situazione sarebbe molto complicata per la banca centrale, poiché il patrimonio netto negativo potrebbe minare la sua indipendenza e credibilità.
Per affrontare una situazione del genere, la Banca Centrale Europea (Bce) potrebbe ricapitalizzarsi attraverso gli Stati membri dell’Unione Europea, tuttavia questa opzione non è certa e potrebbe essere politicamente difficile da attuare. In alternativa, la banca centrale potrebbe creare una voce in bilancio per compensare il deficit patrimoniale con gli utili futuri. In altre parole, la Bce potrebbe accantonare una parte degli utili futuri per coprire le eventuali perdite del presente.
Infine, Lagarde & Co. potrebbe operare anche con un capitale negativo. Ciò significa che, in teoria, potrebbe continuare a operare anche se il valore del suo patrimonio netto diventasse negativo, ma ciò avrebbe ovviamente implicazioni negative sulla sua credibilità e indipendenza.
Al momento, non c’è ancora una soluzione definitiva per coprire il deficit del bilancio e si prevede che il dibattito continuerà nei prossimi mesi.
Le conseguenze del Qe sulle altre banche centrali mondiali
Le banche centrali europee e americane stanno affrontando grandi perdite, con stime che indicano che i principali istituti centrali dell’occidente dovranno affrontare perdite potenziali cumulative di oltre 1 trilione di dollari. La Banca nazionale svizzera ha subito la perdita più grave, annunciando un disavanzo record di 132 miliardi di franchi, il 18% del PIL. Anche la Fed ha riportato una perdita significativa, con un calo dell’utile del 2022 a 58,4 miliardi di dollari, rispetto ai 107,9 miliardi dell’anno precedente.
Al contrario, la Banca d’Italia è in una situazione più favorevole grazie al possesso di titoli di Stato italiani più redditizi di quelli di quelli di altri Paesi e si prevede che chiuderà il bilancio del 2022 in utile.
In generale, le banche centrali stanno affrontando perdite a causa di tassi di interesse bassi e di acquisti di attività tramite il Qe. La situazione finanziaria della Banca d’Italia potrebbe diventare più critica se l’inflazione richiedesse un aumento dei tassi.
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