Cyber attacco USA alla rete militare Iraniana

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Attacco cyber degli Stati Uniti contro una rete dei pasdaran. Per cercare di contrastare le attività del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (pasdaran) nelle acque del Golfo Persico, gli Stati Uniti hanno dispiegato non solo un numero maggiore di navi della flotta della Marina e uomini del Corpo dei Marines, perché il 20 giugno è stato effettuato un cyber attack che ha portato alla distruzione dei dati riguardanti le petroliere che navigano nello stretto di Hormuz.

Il colpo assestato all’Iran è stato duro e ha dimostrato un basso livello di sicurezza informatica nella rete militare, essendo state messe fuori uso anche i canali di comunicazione satellitari. Nell’operazione cyber dello scorso giugno non sarebbero stati presi di mira però i sistemi missilistici, non ritenendo necessario colpirli poiché lo scopo della missione non era quello di preparare il terreno a un’operazione aerea, bensì di azzerare quel preciso database dei pasdaran. Un duro colpo giunto al termine di un’operazione organizzata dal Comando Cyber svolta come “rappresaglia” dell’abbattimento del drone RQ-4 Global Hawk da parte delle forze iraniane.

Il vantaggio dei cyber attack

Invece del bombardamento che era stato organizzato e fermato dal presidente Donald Trump, dalla Casa Bianca e dal Pentagono è stata preferita l’operazione di guerra non convenzionale per colpire l’Iran. Quella del 20 giugno, però, non è altro che una delle tante battaglie nella guerra cyber tra Stati Uniti e Iran che va avanti da anni a un ritmo costante, senza che però abbia innescato un conflitto più ampio essendo complicato riconoscere chi ha effettuato l’attacco, a meno che non ne venga rivendicata la paternità come in questo caso. Ma creare un danno a una rete informatica protetta, che porta alla perdita di informazioni o alla paralisi dei sistemi, può essere considerato a tutti gli effetti una prova di forza e può essere un deterrente a eventuali attacchi convenzionali.

Rendendo pubblico l’attacco, gli Stati Uniti hanno voluto sottolineare che gli interessi economico-politici verranno protetti in ogni modo e che la risposta a ogni attacco o atto ostile sarà quasi immediata. Probabilmente il numero di operazioni informatiche è destinato ad aumentare dopo che il Dipartimento della Difesa ha incrementato i margini di manovra del Cyber Command, soprattutto perché in questo modo viene colpita l’economia e le capacità militari “nemiche” senza che venga fatto un atto di guerra vero e proprio.

L’entità dei danni

Tra i vantaggi degli attacchi cyber vi è la possibilità di colpire un preciso obiettivo recandogli danni gravi a un costo economico irrisorio e senza mettere a rischio alcuna vita umana. Considerando la portata potenziale di un attacco informatico i benefici sono di gran lunga superiori ai costi, anche perché obbligano il Paese colpito a stanziare nuovi investimenti sia per recuperare i dati persi o per ripristinare i sistemi sia per risolvere la vulnerabilità nella rete.

Il successo ottenuto dagli Stati Uniti nell’ultimo attacco è evidente poiché dal 20 giugno non si è più verificato alcun attacco alle petroliere che navigano da e per il Golfo Persico, ad esclusione del sequestro della nave cisterna britannica in ritorsione del blocco a Gibilterra di una battente bandiera iraniana. Stando al The New York Times, i danni sarebbero stati anche maggiori e i pasdaran non avrebbero ancora recuperato le informazioni che erano contenute nel database, ma soprattutto non sarebbero riusciti a ripristinare il canale di comunicazione militare disabilitato nel corso dell’attacco.

Perso un punto di accesso alla rete

Di contro c’è però il fatto che i cyber attack possono essere compiuti solamente una manciata di volte (se non una sola) contro un obiettivo, anche perché non appena viene individuata la vulnerabilità utilizzata per accedere alla rete l’attaccato progetta un aggiornamento per risolverla. A meno che non venga scoperta una nuova falla, quindi, è praticamente impossibile portare la stessa tipologia di attacco, a meno che non si abbia a che fare con un Paese a un basso livello di sviluppo per quel che riguarda alla cyber security.

Caso questo che non è dell’Iran, considerato dagli Stati Uniti al pari di Russia e Cina nelle capacità di analisi e di risoluzione dei problemi informatici. Se la vulnerabilità utilizzata per l’attacco informatico dovesse essere stata risolta, le agenzie di intelligence statunitensi e il Cyber Command avrebbero perso un punto di ingresso fondamentale nella rete dei pasdaran precludendosi la possibilità di accedervi in futuro.

L’operazione è stata un successo?

Cancellando le informazioni sulle petroliere contenute nel database colpito dall’attacco cyber, però, gli Stati Uniti hanno conseguito un successo più immediato e meno dispendioso dell’operazione navale organizzata da Washington a cui partecipa attivamente anche il Regno Unito. Un ulteriore passo verso l’aumento di questa tipologia di attacchi da parte degli Stati Uniti, intenzionati a colpire in maniera costante l’economia e le capacità dell’Iran al fine di trovare un nuovo accordo con Teheran per bloccare il programma nucleare e quello missilistico.

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