Cosa riserva il nuovo anno per l’intelligenza artificiale ?

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L’intelligenza artificiale cambierà con l’arrivo del nuovo anno. La blockchain e le reti mobili di quinta generazione, le applicazioni dell’intelligenza artificiale e quelle della realtà virtuale, tanto per citare i fenomeni più di moda. Ma anche quantum computing e sistemi di data analytics aumentati, spazi connessi e macchine autonome, gemelli digitali e realtà aumentata. Per gli “astrologi” sono i giorni delle anticipazioni sulle tecnologie che cambieranno ulteriormente la vita delle persone e che impatteranno sulle strategie, i processi e i modelli di business delle aziende. La storia ci dice che non tutte le predizioni si avverano ma spesso e volentieri gli analisti riescono a delineare i tratti salienti dell’evoluzione in atto.

Se prendiamo in esame l’AI, gli esperti di Deloitte assicurano come sia arrivato il momento della sua democratizzazione. L’intelligenza artificiale, finora presidio di pochi pionieri (e principalmente i grandi giganti tech come Google e Amazon negli Usa e Alibaba e Tencent in Cina), diventerà uno strumento più accessibile per tutte le organizzazioni, grazie alla possibilità di sfruttarrne i vantaggi attraverso soluzioni standardizzate distribuite in cloud. Le aziende, questa l’indicazione, accelereranno notevolmente l’utilizzo di software e servizi di intelligenza artificiale appoggiati nella nuvola raggiungendo tassi stimati di adozione superiori all’80% nel 2020. E la sintesi di Andrea Laurenza, Deloitte Digital Leader, ci aiuta a comprendere il motivo di questo possibile boom: “integrare le funzionalità di AI nei software erogati in cloud rende più facile per un numero maggiore di aziende trarre benefici da questa tecnologia, senza grandi investimenti iniziali e senza un team di data scientist”.intelligenza artificale

La fotografia scattata da Gartner, invece, mette al centro della scena proprio le figure professionali tanto ambite da molte aziende italiane. Il mercato – sostiene la società di ricerca americana – si sta rapidamente spostando da un approccio in cui i data scientist professionisti devono collaborare con gli sviluppatori per creare la maggior parte delle soluzioni basate sull’AI verso un modello in cui lo sviluppatore può operare da solo, utilizzando modelli di algoritmi predefiniti e forniti come servizio. L’intelligenza artificiale, insomma, verrà sempre di più abbinata al processo di sviluppo stesso per automatizzare la scrittura e il testing delle applicazioni, creando i presupposti per arrivare, entro il 2022, a uno scenario in cui almeno il 40% dei nuovi progetti avrà co-sviluppatori AI all’interno del proprio team. E si materializzerà, come spiega David Cearley, Vice President e Fellow in Gartner Research, l’avvento dei cosiddetti “citizen data scientist”, il cui numero (nei prossimi due anni) crescerà cinque volte più velocemente del numero di data scientisti professionisti. «Ci stiamo muovendo – aggiunge il guru di Gartner – verso l’era delle tecnologie di augmented analytics, in cui l’impossibilità di trarre risultati dall’enorme mole di dati disponibili renderà strategico l’utilizzo di più avanzati strumenti per interpretarli ed esplorarli».

L’informatica quantistica diventa più accessibile. Un’altra tecnologia che promette di cambiare le regole del gioco in ambito enterprise sono gli strumenti di calcolo basati su particelle subatomiche in grado di rappresentare l’informazione in forma di bit quantistici. Sempre secondo Gartner, già entro il 2023 un quinto delle grandi organizzazioni a livello internazionale stanzierà dei budget per progetti di quantum computing, rispetto all’1% di oggi.

La fase di ulteriore esplorazione non è certo terminata, osservano gli analisti, ma il ricorso a questa tecnologia crescerà di pari passo con l’esigenza di lavorare simultaneamente su milioni di operazioni computazionali. La disponibilità di queste risorse elaborative in forma di servizio avrebbe quindi il “potere” di trasformare interi settori, dall’industria automobilistica a quella farmaceutica, dal comparto finanziario a quello militare e della ricerca. Il quantum computing, tanto per fare un esmpio, potrebbe essere utilizzato per modellare le interazioni molecolari a livello atomico ed accelerare il time-to-market di nuovi farmaci antitumorali. «I Cio e i responsabili It – suggerisce Cearley – dovrebbero iniziare a pianificare progetti legati a questa tecnologia, aumentandone la comprensione del suo potenziale e le modalità di applicazione ai problemi di business reali, senza trascurarne il possibile impatto in termini di sicurezza. Inutile però credere che il quantum computing rivoluzionerà tutto nei prossimi anni. La maggior parte delle organizzazioni dovrebbe iniziare a sfruttarlo, forse, a partire dal 2023 o dal 2025».

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