Questa biologa italiana è ‘scienziato dell’anno’ per l’Accademia delle Scienze del Belgio: ha trovato la cura per l’antrace. Nel 2016 in Siberia un’epidemia di antrace ha sterminato 2.500 renne, ucciso un ragazzo di 12 anni e mandato in ospedale 72 persone: il contagio è partito dai resti di una renna morta nel 1941, rimasta congelata nel ghiaccio e riportata alla luce 75 anni dopo per il riscaldamento globale.
L’antrace è un’infezione acuta, e spesso letale, causata dal batterio Bacillus anthracis, un germe produttore di spore che possono sopravvivere per decine di anni anche in ambienti estremi. Una malattia che, debellata più volte nel corso dei secoli, può riproporsi all’improvviso grazie al suo batterio super resistente che si addormenta, ma che non muore mai. Per questo motivo l’antrace è conosciuta come una delle più importanti malattie infettive dell’antichità: secondo alcuni storici due delle piaghe dell’Esodo descritte nella Bibbia sono state in realtà epidemie di antrace.
Allo stato attuale, l’antrace colpisce principalmente la fauna selvatica e il bestiame, ma resta un problema anche per l’uomo, soprattutto quando entra in contatto con gli animali, e un rischio in quanto arma batteriologica usata nel bioterrorismo, come accaduto negli Stati Uniti dopo l’attacco alle Torri Gemelle.
Sono tre dunque le caratteristiche che fanno dell’antrace un batterio killer:
- l’elevata resilienza delle spore,
- un alto tasso di mortalità dei casi
- e la mancanza di una cura.
Ma la soluzione a questo secolare problema potrebbe arrivare da un brillante cervello italiano che ha studiato per quattro anni il batterio trovandone il tallone d’Achille e il modo per sconfiggerlo una volta per tutte.
Proprio per questa straordinaria scoperta, che potrebbe avere importanti ricadute anche su altre malattie simili, l’italiana (di Prato) Antonella Fioravanti ha vinto il premio ‘Eos Pipet 2020’ dell’Accademia reale delle Scienze belga come più promettente giovane scienziato dell’anno.
Ed è la prima volta nella storia del prestigioso premio che viene scelto uno scienziato di nazionalità non belga. Classe 1983, Antonella Fioravanti si è laureata all’Università di Firenze in biotecnologie mediche con 110 e lode con encomio, ha poi ottenuto un dottorato in Francia nel 2014 prima di iniziare le sue ricerche all’Università di Bruxelles (Vub).
E’ stata scelta tra 60 ricercatori candidati al premio proprio grazie al suo studio uscito lo scorso luglio su Nature Microbiology attirando l’attenzione della comunità scientifica internazionale.
“Essere premiata – commenta Fioravanti – è una gioia immensa e un onore incredibile. La pandemia che stiamo vivendo ha messo in luce il fatto che la scienza deve essere considerata una priorità prima che si entri in un’emergenza. Io faccio questo lavoro per cercare di trovare una soluzione per chi soffre e il fatto che abbiano notato questa ricerca mi dà tanta speranza per il futuro”.
Il punto di partenza della ricerca è che tutti i batteri sono protetti da una membrana all’esterno, una sorta di ‘pelle’, ma alcuni, come per esempio il malefico Bacillus anthracis, hanno uno strato di membrana particolarmente resistente considerata come una sorta di ‘armatura’, composta da piccole proteine, che si assemblano automaticamente in uno strato impenetrabile.
L’armatura del batterio dell’antrace era già stata scoperta negli anni 50, ma nessuno prima della scienziata italiana era riuscita a riprodurla in laboratorio e quindi a studiarla a fondo. Dopo vari anni di ricerche, Antonella Fioravanti ha scoperto l’arma segreta per distruggere l’antrace: il lama. Protagonista del suo lavoro, infatti, è il ‘nanobody‘, un frammento di anticorpo preso dai lama e che somministrato ad animali affetti da antrace indebolisce il batterio permettendo una rapida guarigione. Ma perché proprio un lama?
Se il nostro corpo viene attaccato da un nemico esterno risponde producendo subito gli anticorpi per proteggersi, questi però non sono adatti a contrastare l’antrace. Il sistema immunitario di alcuni animali, come quello del lama, produce degli anticorpi più piccoli, stabili e facili da ricreare in laboratorio. Per questo gli scienziati li chiamano ‘nanobody’, ed erano esattamente ciò che Antonella Fioravanti stava cercando. I nanobody dei lama riescono a neutralizzare le proteine di cui è costituta l’armatura del batterio: impedendo che quest’ultima si costituisca, ma anche distruggendo quella già fatta.
In pratica la scienziata italiana ha scoperto che bombardando i batteri dell’antrace con questi speciali nanobody provenienti dai lama la loro armatura si restringe, non sono più in grado di crescere e infine muoiono.
“Entro il 2020 punto a finalizzare la cura per l’antrace – ha spiegato Fioravanti – poi mi dedicherò ad altre malattie causate da batteri che possiedono un’armatura proteica simile. Molte malattie hanno ancora bisogno di una cura, quindi c’è molto da fare”.
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