Servono nuovi macchinari per la radioterapia oncologica

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Radioterapia: macchine troppo vecchie per combattere i tumori. Censimento Airo: il 29% delle apparecchiature ha più di 12 anni, limite massimo di vita. Rinnovare il parco macchine e ampliarlo di almeno il 20%. Nei 183 centri radioterapici presenti in Italia ci sono 377 acceleratori lineari, 53 unità di radioterapia ‘complessa’, 36 apparecchiature per radioterapia intraoperatoria e 69 per brachiterapia ad alto e basso dosaggio. Dunque, un parco-macchine ben fornito per combattere i tumori, ma purtroppo vecchio di ben dodici anni. E’ la ‘fotografia’ che emerge dal censimento annuale condotto da Airo, l’Associazione Italiana di Radioterapia ed Oncologia clinica.

Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno
Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno

Anche sul fronte della radioterapia le differenze regionali si fanno sentire. Su un totale di 430 macchine per la radioterapia, ce ne sono 185 al Nord pari a 7,9 unità per milione di abitanti, 137 al Centro, pari a 7,6 per milione di abitanti e 108 al Sud pari a 5,7. “Siamo in linea con gli altri Paesi europei per quanto riguarda il Nord e il Centro perché oltre il 60% dei macchinari è di nuova generazione e in numero sufficiente”,  dichiara Vittorio Donato, direttore Divisione Radioterapia, Azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma e presidente Airo. “Per quanto riguarda il Sud si riscontra, invece, una criticità qualitativa e quantitativa delle macchine e delle Unità di radioterapia”. Ma – al di là della quantità – a preoccupare è la qualità dei macchinari che sono al limite massimo di vita di una macchina radioterapica, cioè 12 anni.

Svecchiare le unità

E’ evidente, quindi, quanto sia urgente rinnovare il parco macchine in tempi brevi per almeno due motivi: “Un adeguato supporto tecnologico garantisce vantaggi per i pazienti perché riduce i tempi di trattamento consentendo a chi ne ha bisogno di accedere alla terapia radiante”, spiega Donato che aggiunge: “Occorre sensibilizzare i decisori politici e i direttori generali delle aziende sanitarie ad investire per una terapia altamente tecnologica e curativa oltre che assai poco costosa”. Tra l’altro, la spesa per la radioterapia è la più bassa in oncologia, circa il 3-4% dei costi totali.

Il ruolo del radioterapista

La radioterapia utilizza radiazioni ionizzanti, in prevalenza raggi X ad alta energia ed è un trattamento salva-vita e una cura fondamentale per molti tipi di tumore. In questi ultimi decenni la figura del radioterapista ha acquisito un ruolo sempre più importante all’interno del team multidisciplinare oncologico anche perché i recenti progressi la rendono indicata per un numero crescente di casi. “I trattamenti radioterapici sono sempre più mirati ed efficaci – spiega Renzo Corvò, direttore di Radioterapia Oncologica Irccs Policlinico San Martino Genova e presidente eletto Airo. “La radioterapia riveste un ruolo molto importante per ogni distretto corporeo e per ogni tipo di tumore, può essere impiegata in qualsiasi fascia d’età dal paziente pediatrico fino ai centenari e trova la sua massima indicazione nel tumore prostatico localizzato o in alternativa alla chirurgia dopo i 65-70 anni d’età; nel tumore polmonare in fase iniziale a scopo curativo; nei tumori testa-collo; nel tumore anale. È determinante il suo ruolo nei tumori metastatici, come terapia palliativa classica oppure per stabilizzare la progressione di malattia e delle recidive, e poi nei linfomi e in altri tumori del sangue”.

I vantaggi della ‘chirurgia virtuale’

I nuovi casi di tumore nel 2019 in Italia sono stati 371.000, di questi 230.000 hanno l’indicazione al trattamento radiante. Secondo lo studio Eortic-Quarts, sarebbero circa 450 i pazienti da trattare ogni anno, ma molti non possono accedere alle terapie radianti per diversi motivi: mancanza di personale, inattività o carenza dei macchinari, liste d’attesa. “La radioterapia può essere definita come una ‘chirurgia virtuale’, un trattamento localizzato nel quale la precisione è determinante – sottolinea Barbara Jereczek, direttore Divisione di Radioterapia dell’Ieo di Milano e coordinatrice commissione scientifica Airo. “Innovazione oggi significa identificare nel modo più preciso il bersaglio e ridurre il più possibile la dose a livello degli organi sani circostanti. Naturalmente, per fare questo, i macchinari devono essere molto avanzati e di elevata tecnologia; per questo motivo andrebbero rinnovati periodicamente, perché un macchinario che ha 10-15 anni di vita è considerato obsoleto”.

Domanda in aumento nei prossimi cinque anni

A preoccupare gli specialisti è anche l’insufficienza dell’attuale dotazione rispetto al futuro. Si stima, infatti, che entro il 2025 aumenterà del 15% la quota dei pazienti con indicazione per i trattamenti radianti. Quindi, servono investimenti per poter avere entro quella data almeno 8/9 macchine ogni milione di abitanti e rinnovare i macchinari obsoleti.

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