La libertà sessuale che era, già fin dal Medioevo

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“Il Medioevo nasce sulla spinta di una libera sessualità che viene pesantemente repressa dalla chiesa cattolica, e che trova sfogo in modo segreto”. Ad affermarlo è il professor Angelo Giuseppe de Micheli, docente universitario di Psicologia Clinica a Milano, giornalista, e autore di numerosi libri di psicoterapia. L’analista non si risparmia dal raccontare aneddoti piccanti che riguardano le liaison amorose di cavalieri ammaliatori, vedove libidinose, preti rubacuori, nobildonne e menestrelli innamorati. Sono proprio i loro clandestini e appassionati intrecci amorosi ad aver condizionato il modo di vivere e di concepire l’erotismo durante tutto il Medioevo.

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In principio era il verbo. No, in principio era il sesso, dice un proverbio. Tant’è vero che la sessualità medioevale affonda le proprie radici nel racconto di Adamo ed Eva, entrambi cacciati dal giardino dell’Eden dopo il fatidico morso al frutto proibito da parte di Eva. D’allora, agli occhi della chiesa, uomini e donne verranno paragonati alla stregua di bestie incapaci di dominare i propri appetiti sessuali. Appetiti che verranno regolati con la Legge di Mosè, la quale imponeva la pena di morte a tutti coloro avessero rapporti sessuali con consanguinei, persone dello stesso sesso e animali.

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Nota curiosa: nel Medioevo anche i preti potevano sposarsi e avere figli. Uomini e donne potevano invece fare l’amore, ma l’unico fine doveva essere la procreazione. In quanto al sesso, infatti, gli antichi romani avevano molta più fantasia rispetto ai medioevali: “Se le posizioni sessuali dei romani le troviamo nei mosaici di Pompei, l’unica posizione amorosa concessa nel Medioevo è quella del missionario, che nasce proprio dall’opinione della chiesa – continua il docente – Per non parlare del sesso orale e anale, erano considerati entrambi una pratica orribile”.

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Nel corso dei secoli, fino all’Illuminismo, la questione dei peccati carnali verrà regolata dal clero in modo sempre più severo e repressivo. Ad attestarlo sono quella miriade di penitenziari che a cavallo tra V e VI secolo prolifereranno come funghi. “Per esempio, ai tempi di Carlo Magno (768-814), i penitenziari, prescrivevano l’obbligo di astenersi dal sesso 250 giorni all’anno su 365” precisa l’esperto, convinto che il Medioevo sia sì un’epoca caratterizzata dalla demonizzazione del corpo, ma pure da una buona dose di sessualità istintiva e trasgressiva.

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Tra i penitenziari più antichi non passa inosservato neppure quello del vescovo di Worms (anno Mille) che censura l’uso di falli artificiali. A detta di de Micheli, il fiore all’occhiello della sessualità medioevale è raccontata nelle novelle di Messer Boccaccio (1313-1375). L’idea di amor cortese si svilupperà, invece, duecento anni prima, nel 1100: “Il famoso amor cortese e amor profano è cantato dai Trovatori – spiega de Micheli – Inutile dire che l’amor cortese per eccellenza è quello tra Lancillotto e Ginevra”. Guglielmo IV d’Aquitania (1086-1126), detto il Trovatore, è considerato per esempio, il primissimo menestrello della storia.

Guglielmo amava scandalizzare il pubblico con parole sconce, soprattutto quando parlava dei genitali femminili

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Se da una parte gli uomini in epoca medioevale approvavano l’amor cortese, dall’altra disprezzavano l’omosessualità. Tant’è vero che, dopo il 1200, il più terribile dei reati sarà la sodomia. L’unico luogo dove la sodomia è ammessa e concessa è l’inferno. Mutilazione, rogo e impiccagione erano assicurati.

I preti omosessuali, invece, venivano issati in gabbie lasciate a penzoloni, e fatti morire di fame

“Anche i templari verranno accusati di omosessualità e perseguitati proprio per questo” aggiunge de Micheli, il quale è consapevole che i secoli più strani per il sesso furono quelli relativi all’Alto Medioevo (sino all’anno 1000) “Abbiamo rari documenti che attestano che cosa accadesse realmente nella camera da letto. Sappiamo che ci dormivano in tanti, con l’aggravante che fino al 1600 non ci si lavava. Il baldacchino attorno al letto serviva proprio a proteggere l’intimità dagli occhi indiscreti”.

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Un aneddoto curioso, svela lo psicoterapeuta, riguarda il luogo dove si faceva sesso: “Non si poteva fare di certo in auto, considerato che a quel tempo le automobili neppure esistevano. I luoghi prediletti erano le chiese, che durante la settimana erano sempre deserte”.

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Questa incessante lotta tra carne e spirito, tra sessualità e cristianesimo, sarà centrale durante tutto il Medioevo. Il Professore spiega: “La chiesa, fino ai Lumi, la ha sempre fatto da padrona; è infatti il clero a pronunciarsi sui giorni settimanali in cui il sesso è concesso: no al venerdì, no al sabato, no la domenica. Idem nei giorni di Pasqua, Natale e Pentecoste. L’astinenza più lunga cadeva il giorno della Pentecoste e durava sessanta giorni”.

I luoghi prediletti erano le chiese, che durante la settimana erano sempre deserte

Il clero, inoltre, condanna come fogge del demonio tutti gli uomini che, nell’Alto Medioevo, per ostentare la propria mascolinità indossavano calzature lunghe a punta, le famose Poulaine. Sembrava ci fosse una stretta correlazione tra la lunghezza della punta delle scarpe e la lunghezza del pene. Come se non bastasse, alcuni maschi imbottivano le parti intime di segatura per farle sembrare più pronunciate, in modo che attirassero ancor di più lo sguardo femminile. Per quanto riguarda l’aborto, invece: “Era condannato. In pieno Medioevo i più avventati per abortire usavano il gambo di sedano o del te preparato con delle foglie d’oleandro”.

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Se da una parte la Chiesa disapprova l’aborto, dall’altra approvava i bordelli che considerava invece un male necessario: “Una nota curiosa? I bordelli chiudevano un solo un giorno l’anno, il Venerdì santo – precisa il docente – La chiesa infatti, tollerava la prostituzione perché diceva che godere pagando significava godere senza peccato”. Lo stesso Tommaso d’Aquino (1225-1274) è un grande sostenitore del sesso a pagamento:

lo paragona alla fogna di un palazzo, che non è bella a vedersi ma necessaria

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Che dire poi della cintura di castità di cui la letteratura ottocentesca va tronfia. Questa pratica consentiva al marito di mettere sotto chiave i genitale della consorte una volta partito per le crociate per preservare gli eredi dall’eredità: “E’ una grossa bugia – assicura lo specialista – le cinture di castità non sono mai esistite; non è mai stata trovata alcuna traccia di documenti storici che attestino questa verità”.

“La donna pubblica è nella società ciò che la cloaca è nel palazzo: togli la cloaca e l’intero palazzo ne sarà infettato”

(San Tommaso d’Aquino, De Regimine Principum IV, 14), fonte Traditio.it

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A proposito di letteratura, quella medioevale si diverte a fare della satira su questa “chiusura” sessuale, imbattendosi persino in peni che parlano. Una storia narra di un pene messo sotto accusa per aver conquistato una signorina. La condanna consistette nel tagliarlo staccandolo dall’uomo a cui apparteneva. Ma a fare vera e propria ironia sul sesso sarà solo l’Ottocento, conclude de Micheli: “Non era Leopardi a portare con sé in carrozza una bambola a misura naturale? Non era con lei che sognava l’amore?”.

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Il richiamo del piacere sessuale non si è fermato né con le scomuniche né con le pene fisiche, una larga quota della caccia alle streghe, successiva all’epoca Medievale, ha origine sia dall’ignoranza sia dalla presunzione che le poverette si concedessero al piacere con il demonio o con i suoi rappresentanti. Ma più la chiesa cattolica cercava di soffocarlo, più il piacere allargava il suo raggio d’azione a tutte le classi sociali, e conquistava sempre più larga visibilità.

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