La fisica del pattinaggio artistico. Le evoluzioni sul ghiaccio dei campioni di pattinaggio sono governate da numerose leggi della fisica. Un’esperta di scienza dello sport ha “smontato” il salto di una pattinatrice e ne ha analizzato le componenti essenziali.
IL DECOLLO
Quando la pattinatrice si prepara per il salto costruisce un momento angolare, una grandezza fisica vettoriale che può essere vista come il potenziale di rotazione di un corpo.
Il valore di questo potenziale è influenzato da diversi fattori: la posizione di partenza dell’atleta, i suoi movimenti in fase di decollo, la forza che imprime contro il ghiaccio al momento dello stacco.
Dal punto di vista pratico, il pattinatore deve quindi spingere verso il basso per guadagnare in velocità verticale, ma anche lateralmente per poter guadagnare il momento angolare e iniziare a girare su se stesso.
IL SALTO
La dinamica del salto dipende però da un delicato compromesso: salti molto alti richiedono una grande potenza e quindi una grande massa muscolare, cioè un maggior peso dell’atleta. Ma più un atleta è pesante minore sarà, a parità di altre condizioni, la sua velocità di rotazione.
LA ROTAZIONE
Può per esempio raccogliersi su se stesso per diminuire il momento d’inerzia e aumentare la velocità di rotazione, oppure può rallentare allargando le braccia verso l’esterno.
L’ATTERRAGGIO
Tutta questa energia viene dissipata in una frazione di secondo, ed esercita una grande forza sul corpo dell’atleta. Nella stessa frazione di secondo il pattinatore smette di girare su stesso: «È come arrivare a uno stop a 70 km/h e frenare di colpo» spiega la King.
Come fa a perdere quasi instantaneamente tutta la velocità di rotazione? Tutta “colpa” delle lame dei pattini, che essendo rigide eliminano la flessibilità di piedi, ginocchia e caviglie.
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