Se i batteri intestinali influenzano anche il cervello. La propria passione più recente è approfondire come i batteri intestinali non solo influenzino lo stato di salute e di malattia (perché vi siamo legati esattamente ‘finché morte non ci separi’), ma abbiano un importante effetto sul comportamento e sulle malattie mentali.
Ora una nuova ricerca ha tracciato una serie di connessioni che collegano il percorso del microbioma intestinale e la memoria, chiamando in causa quindi anche le facoltà cognitive. Per farlo hanno usato un nuovo modello di topo modificato con l’ingegneria genetica al fine di simulare la diversità genetica della popolazione umana. Imitando la variabilità umana, i ricercatori sono partiti da 29 famiglie (ceppi) diverse di cavie. Ogni gruppo è stato messo sotto esame con una batteria di test mnemonici.
Lo studio, apparso sulla rivista Microbiome (53 del 17 aprile 2020), ha così permesso di indagare come alcuni fattori genetici possono influenzare i ricordi tramite l’azione di metaboliti prodotti nell’intestino. Che intestino e memoria fossero collegati non era sfuggito agli scienziati ma in questo caso l’osservazione è stata fatta da una diversa angolazione, chiamando in causa la genetica e, come nella migliore tradizione, a tutti i topolini sono stati dati dei voti.
Sono stati poi studiati i roditori che avevano ottenuto i voti più alti identificando due SET di 135 geni collegati alla capacità di ricordare e che non erano mai stati associati prima a capacità cognitive. Il passo successivo è stato guardare cosa succedeva a livello intestinale, nel microbiota. E proprio da questa analisi sono emerse affascinanti informazioni, ossia che i Lattobacilli erano correlati alla memoria migliore e la specie Lactobacillus reuteri in particolare, era associata a ricordi più solidi e stabili.
Ma per ogni operazione che si rispetti è necessaria una controprova, quella ‘prova del 9’ che ci ha ossessionati alle elementari e che concettualmente è pane quotidiano nella ricerca scientifica, dove ogni scoperta deve essere confermata.
Sono stati quindi selezionati topi con l’intestino privo di germi (tecnicamente germ-free) a cui è stato somministrato il L. reuteri. Anche in questo caso i topolini si comportavano come piccoli ‘Pico della Mirandola’. L’associazione tra componenti intestinali e memoria risiede in particolari processi molecolari che si possono così riassumere: tutti i ceppi di lattobacilli producono come principale metabolita il lattato.
Se ad una cavia smemorata viene somministrato il lattato, mostra un miglioramento rapido nella capacità di ricordare. Il lattato ha quindi un interessante ruolo in processi cognitivi e si ritiene che sia in grado di superare la barriera emato-encefalica, fatto che convaliderebbe l’ipotesi che agisca direttamente sui circuiti deputati alla memoria.
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