Perchè ci innamoriamo? Nulla avviene per caso… 

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E poi succede. Quando meno ce lo aspettiamo e che ci piaccia o no, ci innamoriamo. Incontriamo una persona e guardandola negli occhi qualcosa dentro di noi si accende e sappiamo, anche se magari non ce ne rendiamo conto, che quella persona l’abbiamo già vista da qualche parte, la sua voce o un suo gesto ci parla di cose indescrivibili, il suo viso ci ricorda tempi di cui non sappiamo, innesca memorie antichissime senza nome, impulsi ancestrali dimenticati in qualche angolo di noi. In meno di un minuto è fatta. Da lì in poi, appena oltre quel bivio di un secondo, inizia tutta un’altra strada.

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Ma cosa accade esattamente quando ci si innamora, e perché? E’ una domanda a cui in tanti hanno provato a rispondere, in ogni campo del sapere.

Gli storici ci dicono che l’amore romantico è un fenomeno tipicamente occidentale. Il cosiddetto colpo di fulmine nasce in Occidente, nell’antica Grecia, per svilupparsi nella letteratura e nell’arte lungo tutta la storia antica e moderna, con esempi illustri nella mitologia e nella letteratura, da Cupido a Tristano e Isotta (sulle cui tombe crebbero due alberi di Tasso le cui chiome si intrecciarono indissolubilmente) ai film di Woody Allen. In particolare, l’amore romantico è untopos che prende sempre più piede a partire dell’Ottocento, con la corrente del Romanticismo che porta alla rivalutazione dei sentimenti soggettivi.

In altre civiltà, quali quella indiana o quella cinese, l’amore costituisce più una conseguenza che una causa delle unioni matrimoniali, qualcosa che si costruisce giorno per giorno, basato sull’affetto e su interessi comuni. Oppure è l’amore esoterico del Tantrismo, quello che permette ai praticanti di trascendere se stessi tramite un’unione sessuale sacra, invertendo il flusso energetico dell’orgasmo per risvegliare Kundalini, il serpente che dorme arrotolato alla base della nostra colonna vertebrale e che attende di essere risvegliato per poter percorrere la spina dorsale sbloccando tutti i chakra e infine connettendoci con l’energia cosmica dell’Akasha.

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A livello biochimico, l’innamoramento (o colpo di fulmine, o infatuazione) è diverso dall’amore che caratterizza una relazione stabile a lungo termine per via degli ormoni che il nostro corpo produce. Qualche anno fa, dei ricercatori dell’Università di Syracuse, hanno condotto uno studio per cronometrare quanto tempo occorra per innamorarsi di qualcuno. Il risultato? 20 centesimi di secondo. Dal momento in cui osserviamo il possibile partner, nel nostro cervello si attivano ben 12 aree differenti che si impegnano in una rapidissima valutazione delle caratteristiche di colui o colei che ci sta di fronte e che, in caso di risposta positiva, stimolano la produzione di neurotrasmettirori quali lanoradrenalina, la feniletilamina (PEA) e la dopamina, oltre che di estrogeni e testosterone, che sarebbero i responsabili di un effetto molto simile a quello prodotto da alcune droghe, regalandoci eccitazione, euforia e uno stato generale di iperattività, benessere e buonumore. Questi neurotrasmettitori inducono il nostro organismo a ricercare l’accoppiamento, predisponendoci all’unione sessuale che garantirà la continuità della specie.

Altri ormoni, quali l’ossitocina (soprattutto per le donne) e la vasopressina (soprattutto per gli uomini), entrano in gioco invece più tardi. L’ossitocina, anche nota come “ormone dell’amore”, viene prodotta in seguito a carezze e coccole (è anche uno dei principali ormoni prodotti durante l’allattamento, stimolando la relazione di attaccamento e affetto tra madre e figlio), e induce un senso di fiducia e desiderio di protezione, diminuendo le capacità mnestiche (cioè offuscando i ricordi) e rinforzando il legame con il partner. La vasopressina invece è un ormone connesso alla regolazione del bilancio idrico e la sua produzione innesca un maggior desiderio di proteggere la compagna e la prole. Sono ossitocina e vasopressina a garantire, nel periodo che fa seguito al colpo di fulmine, la stabilità del rapporto.

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Un ruolo chiave nel processo di scelta del partner viene giocato anche dai feromoni, messaggeri chimici mediati dall’olfatto (il nostro senso più ancestrale e inconscio), secreti da speciali ghiandole localizzate dietro le orecchie, nel cavo ascellare e nell’area genitale. Si suppone che la preferenza di un odore piuttosto che di un altro, nella scelta del compagno, dipenda dalla sua maggiore o minore compatibilità genetica con noi. Tuttavia, questa spiegazione appare riduzionistica se si considerano le innumerevoli implicazioni che un odore porta con sé, e le centinaia di ricordi attivati.

Il principe del corteggiamento (anche se non presso tutte le culture) è senza dubbio il bacio, definito dalla scienza come un “comportamento complesso”, che richiede l’utilizzo di un totale di 34 muscoli facciali e 112 muscoli posturali e che stimola la produzione di adrenalina e noradrenalina, aumentando l’eccitazione dell’apparato cardiovascolare e non solo.

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L’innamoramento porta con sé inoltre un forte aumento dei livelli di stress, sia negli uomini che nelle donne, mentre l’atto sessuale costituisce (se sano e consensuale naturalmente), un toccasana per l’organismo, migliorando l’attività cellulare, funzionando come anti-age, come tonico e come stimolante delle difese immunitarie.

Insomma, siamo (anche) organismi biologici e il nesso che lega sensazioni e sentimenti è strettissimo, tanto stretto che causa ed effetto si confondono.

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Anche la psicologia ha detto la sua sull’innamoramento. Per Freud e la sua scuola non si tratta di altro che, in pratica, di un camuffaggio. Dietro ai sentimenti di infatuazione e di amore sta nascosto semplicemente il nostro bisogno di accoppiarci, e in seguito di garantirci la possibilità di farlo con sicurezza e agio insieme a una persona sempre disponibile per noi. Il punto di vista di Carl Gustav Jung invece è più interessante, a mio parere, e ricco di connessioni. Secondo Jung l’innamoramento è ciò che ci permette di trascendere noi stessi. Trascendere ovvero superare, andare oltre ma passando a un livello superiore.

Come Jung così anche Wilhelm Reich sostiene che l’amore, e in particolare l’orgasmo, permette all’uomo di rilasciare quantità immense di energia bloccata, collegandolo al resto del Cosmo. In particolare, secondo Reich (un grandissimo sostenitore del progresso umano e dell’emancipazione la cui storia, se non la conoscete, dovreste conoscerla perché è bellissima e tristissima) l’orgasmo causa il rilascio delle emozioni dai muscoli e la perdita del sé, portando oltre le inibizioni. Secondo Reich la salute psichica e la capacità di amare dipendono dalla “potenza orgasmica”, ovvero dalla possibilità di scaricare completamente la libido. Scriveva: “Non si tratta semplicemente del sesso… non dell’abbraccio in sé, né dell’amplesso. E’ la reale esperienza emotiva della perdita del tuo ego, del tuo intero sé spirituale.”

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