La magia nel mondo greco romano del periodo antico e tardo antico

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In questo articolo ci interesseremo della presenza della magia nel mondo greco e romano .

Nell’ antica civiltà greca alcuni riti magici facevano parte integrante della religione ufficiale ( vedasi ad esempio i riti catarsici ).

Tuttavia la Grecia classica considerava con diffidenza la magia praticata privatamente per fini personali.

Sia per questa diffidenza sia anche in base a una certa conoscenza dei riti magici presenti nel vicino Oriente i Greci attribuivano alla magia un’origine straniera.

Vi era un notevole salto di qualità tra i riti  magici della bassa magia tipici dell’antica Grecia che avevano come fine la guarigione da una malattia nonché il benessere in questo mondo e i riti iniziatici dei misteri.

L’interesse andava cambiando natura e si dirigeva sempre più chiaramente alla dimensione ultra terrena.

Infatti ad avere importanza non era più il “Hic et nunc “ ovvero la dimensione terrena.

Sempre più esplicito infatti a partire dal V secolo appare l’interesse specifico nei confronti della salvaguardia della felicità eterna dalla quale venivano considerati esclusi in non iniziati al mistero.

I principali misteri nell’antica Grecia erano i misteri eleusini.

In tali misteri lo scopo finale di alcuni gesti non spiegati doveva essere una visione non trascrivibile in parole poiché assolutamente straordinaria .

Si trattava probabilmente di una specie di intento comune a tutte queste pratiche di tipo magico-iniziatico .

Tale scopo comune era la sostanziale volontà di sconfiggere il male la morte e il dolore in rituali di una magia finalizzata a realizzare la vittoria della vita e del bene.

Siamo quindi presenti a un radicale cambiamento di prospettiva .

Infatti si passava da una magia finalizzata alla dimensione terrena e alla realtà materiale ad una magia proiettata verso il dopo vita.

Ma anche quest’ ultimo tipo di magia era una cosa che riguardava un numero ristretto di persone.

Sarà così fino al II secolo a.C.

Il principale autore al quale si collegano le fonti greche e romane era un autore egiziano ovvero Bolos de Mendes.

La sua opera intitolata Cheiromecta  scritta sotto il nome del filosofo presocratico Democrito è la prima raccolta di argomento magico che conosciamo.

Esisteva la credenza nel mondo greco che Democrito e Pitagora fossero venuti a conoscenza della saggezza segreta egiziana nel corso di un viaggio effettuato in Oriente.

In seguito a tale viaggio si ipotizza che i due filosofi greci siano venuti a conoscenza di vari rituali magici .

Le civiltà greco-romana non avevano collezioni di testi da utilizzare per fini magici ad eccezione dei cosiddetti “ papiri Magici Greci” dell’Egitto romano , della magia etrusca e dei testi legati ad un’antica tradizione di riti egiziani .

Diverso discorso va fatto per i testi teurgici astrologici ed ermetici che formavano tradizioni separate sebbene correlate .

Questa scarsità di testi differenzia le civiltà greca e romana da quelle del vicino Oriente e dall’Egitto dove collezioni di testi magici hanno svolto un ruolo importante in quelle civiltà soprattutto per riti apotropaici .

C’erano inoltre numerose collezioni pseudo epigrafiche di testi esametrici usati nei culti misterici e nelle divinazioni (poesia orfica, oracoli di Bakis e delle Sibille) .

Da questi libri gli oracoli Caldei che contenevano l’essenza della teurgia potevano essere annoverati nella letteratura magica.

L’interesse del mondo greco per la magia divenne particolarmente vivace all’interno della compenetrazione culturale tra civiltà classica e civiltà orientale che diedero origine all’ellenismo.

In epoca ellenistica la magia acquistò un nuovo significato innescandosi su una concezione della “simpatia universale”.

Molti sono gli scritti magici dell’età ellenistica spesso posti sotto l’autorità di antichi sapienti oppure considerati trascrizioni di speciali rivelazioni divine

Tutta la vasta produzione che va sotto il nome di Ermete Trismegisto comprende oltre a trattati più spiccatamente filosofici e misti scritti o frammenti che riguardano l’astrologia l’alchimia e la magia.

Il fondamento comune di tutte queste opere è rappresentato da una concezione unitaria dell’universo pervaso di forze spirituali e dominato da leggi nascoste di “ simpatie “ universali.

L’uomo si trova al centro di questo universo e può scoprire le simpatie nascoste entrando in rapporto con quelle forze universali.

Inoltre l’uomo può riuscire a dominare tali forze mettendole al proprio servizio.

Questa visione dell’universo e dell’uomo trova fondamento della magia ermetica e di quella neoplatonica  di Proclo e Giambico .

Giambico concepì  la magia come una scienza suprema  mettendola in rapporto con una complessa teoria degli esseri intermediari tra l’uomo e il divino.

A Roma la magia visse un periodo di forte diffusione nel I secolo a.C. nel momento in cui si rafforzò la credenza nel fatalismo astrale .

La magia già dall’epoca arcaica serviva all’uomo romano per difendersi dalle forze naturali considerate malvagie oppure per agire proprio sulle forze naturali che voleva conciliarsi.

In genere  si trattava di una magia bassa finalizzata ad ottenere vantaggi nella dimensione quotidiana come avveniva nella cultura ellenistica .

L’esistenza di libri magici è dimostrata attraverso l’intera epoca imperiale romana e in molti luoghi soprattutto nell’oriente greco.

Mentre Paolo predicava ad Efeso un numero non trascurabile di persone che praticavano la magia decisero di bruciare un considerevole numero di libri magici come è attestato negli Atti degli Apostoli .

Nel 400 d.C. il compilatore delle “ Sentenze di Paolo “ affermava che nessuno doveva possedere libri di magia per non rischiare che venissero bruciati.

I proprietari di tali libri potevano subire condanne molto severe come la confisca dei loro beni , l’esilio o persino potevano essere uccisi .

Le autorità bruciavano i libri di magia considerati devianti e pericolosi .

Tale pratica aveva una lunga storia nella cultura romana nell’epoca storica che precedette gli imperatori cristiani il primo dei quali fu Costantino.

Ma  molto tempo prima dell’epoca cristiana a Roma vennero bruciati molti libri di magia .

Per fare un esempio Augusto bruciò moltissimi libri oracolati che rivaleggiarono coi libri Sibillini come attesta Svetonio nella sua opera “Vita di Augusto” .

Inoltre già nel 181 a.C. il Senato aveva ordinato l’incendio dei Pitagorici, libri di Numa trovati in una tomba come attesta Tito Livio .

Non ci sono prove dell’esistenza a Roma di libri magici prima dell’era imperiale .

Detto ciò riteniamo chiuso il discorso sulla magia a Roma e in Grecia nel periodo antico e tardo antico.

Prof. Giovanni Pellegrino

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