La filosofia magica di Giordano Bruno

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In questo articolo ci interesseremo della filosofia magica del grande filosofo Giordano Bruno.

Ne parlano gli atti del processo e lo dicono numerosi riferimenti nelle sue opere: Giordano Bruno si interessava non poco della magia.

Egli si rivolse assai presto alla filosofia più che alla teologia.

In lui anche le tematiche teologiche vengono rimeditate in chiave critico-filosofico cosicché egli non tardò a sviluppare una propria prospettiva filosofica orientata in senso ariano.

Tale prospettiva filosofica aveva come punto di riferimento l’insegnamento di Erasmo da Rotterdam.

Come Erasmo Bruno voleva il rovesciamento degli ordini del mondo.

Mentre Erasmo si proponeva di ritornare a un’autentica tradizione evangelica Bruno si pone in perfetta sintonia con alcuni testi ermetici.

Infatti non si deve sottovalutare l’importanza che ebbero per Bruno le opere attribuite a Ermete Trismegisto che già avevano goduto di tanto credito presso i rappresentanti della tradizione magica dell’occidente medievale.

Ma il rapporto di Bruno con la magia non può essere ridotto al suo rapporto con l’ermetismo come sembra non credere alcuni studiosi.

Forse più fondamentali in lui sono una visione del mondo sempre più precisa e il nuovo senso del filosofare che Bruno andò maturando negli ultimi anni nella sua vita.

In questo senso ci sembra molto più plausibile la lettura di Bruno fatta da Michele Ciliberto secondo il quale la magia sarebbe diventata a mano a mano per Bruno non soltanto uno tra i suoi interessi ma uno dei fuochi decisivi di tutta la sua filosofia.

Bruno inscrisse la propria prospettiva magica nel contesto più ampio di una molteplicità di interessi che spaziavano dalla metafisica all’arte alla cosmologia.

Per dire in maniera sintetica l’opera di Bruno appare sempre più chiaramente come una riforma religiosa-filosofica attuata attraverso la magia.

Ma la concezione di Bruno della magia è senza dubbio originale.

Tale originalità va messa in evidenza insieme agli aspetti di novità che ci impediscono di ricondurla all’ermetismo strettamente inteso o all’opera di Cornelio Agrippa.

È del resto lo stesso Bruno a offrirci tutti gli elementi utili per comprendere come a essere messa in gioco nelle sue opere sia una nuova visione del mondo carica di elementi ermetici astrologici, religiosi e filosofici.

La nuova “magia” nella visione di Bruno si precisa infatti in rapporto a temi come quello della materia infinita che si trasforma continuamente.

Né va dimenticato un altro tema essenziale della filosofia magica di Bruno ovvero il rapporto tra responsabilità e libertà.

Nemico feroce di ogni tratto determinismo Bruno nega decisamente l’improbabile centralità dell’essere umano nell’orizzonte infinito di un creato in perenne metamorfosi.

Per Bruno l’uomo non è in sé unico e irripetibile ma può diventarlo facendosi “eroe” ossia attivando un vero e proprio processo di purificazione interiore che nulla ha in comune con i doni gratuiti della divinità.

Tutto per Bruno è in perenne trasformazione cosicché ognuno può contribuire liberamente e responsabilmente a modificare l’ordine dato diventando in tal modo”mago” poiché in grado di agire sapiente

Per Bruno la verità è cibo essenziale dell’anima nutrimento per giungere al lume della contemplazione attraverso un percorso ascendente che dai dati particolari dovrebbe portarci alla nozione più perfetta cui ci sia dato per venire grazie alla facoltà intellettuale.

Ma tale percorso Bruno non lo concepisce in modo puramente teorico dal momento che si può infatti progredire nelle opere dell’intelligenza solo se assistiti dall’arte e dalla scienza.

Nella sua filosofia Giordano Bruno delinea un autentico “metodo” che va infigurabili secondo una procedura cara ad Aristotele dal particolare all’universale.

Particolare importanza della filosofia di Bruno rivestono i tre principi infigurabili: il Caos, l’Orco e la Notte.

Di questi tre principi infigurabili il più radicale e assoluto è rappresentato dal Caos che insieme all’Orco precede la Notte.

Questi tre principi infigurabili della filosofia di Giordano Bruno vengono denominati dal filosofo italiano anche il Vuoto, la Potenza Passiva e la Materia.

Il Caos non è quello che può essere riempito poiché altrimenti vi sarebbe un limite a tale operazione.

Il Caos è piuttosto la condizione di possibilità dell’esistenza di ogni corpo ma dai corpi non viene mai definito né mai per loro si determina.

Estraneo all’agire e al patire perfettamente impassibile il Caos è assolutamente ozioso è pura indifferenza.

Non elargisce nulla.

Ricchezza e privazione non lo riguardano.

Non ha parti ma è ovunque il medesimo.

Indivisibile non partecipa alla composizione dei composti e dunque non è in alcun modo “Parte“ ma piuttosto delimita le parti.

È dunque continua estensione in ogni direzione e non si differenzia secondo la diversità o la distinzione.

In ultima analisi il Caos non è ente ma neppure non ente.

Arriviamo poi al secondo principio infigurabile ovvero “l’Orco”.

Secondo Bruno l’Orco non ha forma e dunque non è conoscibile ma fa al contrario perdere ogni senso e memoria.

L’Orco è madre che infonde nei figli il desiderio di essere tutto.

Nessuna delle singole cose esistenti fa eccezione essendo mosse da un insoddisfabile desiderio di essere tutto.

Se l’Orco tutto desidera la Notte tutto ricerca.

È la Notte a inseguire la quiete e il bene che l’Orco” le indica.

In questo inseguimento senza fine la Notte riceve forme sempre nuove ma riuscendo a essere pienamente formata.

Si può avere la sensazione che Caos -Orco -Notte siano per così dire al vertice di tutto ma non è così.

Bruno individua infatti tre figure superiori corrispondenti (in quel gioco di analogie e consonanze che è tipico del pensiero magico) alle tre inferiori di Caos Orco e Notte.

Tali figure superiori vengono denominate da Bruno pienezza fonte delle idee e Luce.

L’elaborazione filosofica di Bruno non si ferma certo a questi concetti ma delinea una ricchissima ontologia una vigorosa gnoseologia e una raffinata antropologia.

Sarebbe troppo lungo e complesso esporre tutta l’articolata speculazione del filosofo di Nola.

Noi preferiamo soffermarci su quella dei due principi che meglio si introducono nell’ambito della filosofia magica di Bruno.

Concetto cardine di tale filosofia magica è la convinzione di Bruno che ogni anima sia in una relazione di intima continuità con ogni altra anima aldilà della eventuale contiguità fisica.

Indissolubilmente congiunta alla materia universale l’azione dell’anima si propaga attraverso percorsi relazioni connessioni similitudini e analogie mai riducibili alle possibilità esplicative della ragione.

Per Bruno il vero mago utilizza infatti i linguaggi e le scritture più diverse che gli consentono di dialogare con l’apparentemente irraggiungibile con il divino lume di cui ogni cosa è sicura.

Di conseguenza il vero mago deve possedere in un certo modo una concezione universale delle cose.

In ultima analisi per Giordano Bruno il mago è un filosofo di indiscusso valore esperto delle modalità che assume il divino dell’universo.

In altre parole per Bruno il mago è un vero eroe.

Solo a questo teorico protagonista del nuovo e insieme anticismo sapere sarà possibile attuare una vera e propria riforma dell’umanità.

Quindi per Bruno il mago non è colui che stringe un patto con i demoni ma è un vero eroe dell’umanità.

Ma Bruno si spinge oltre: solo l’eroico furore del mago può contribuire in modo decisivo sino ad una vera e propria “renovatio mundi“.

Concludiamo tale articolo mettendo in evidenza che Bruno traduce il tema erasmiano del rovesciamento degli ordini del mondo in una ripresa dell’antica sapienza egiziana.

Per Bruno la superiorità degli egizi consiste nell’aver compreso che tra Dio e l’uomo non c’è scarto incolmabile ma comunicazione relazione e continuità.

Prof. Giovanni Pellegrino

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