Siberia. Incidente all’impianto di Norilsk. Ora la marea di petrolio si sta per riversare nell’Artico. E’ stata una catastrofe naturale quella accaduta il 29 maggio a Norilsk, una delle città più inquinate al mondo, all’impianto petrolifero che ha subito un grave incidente ad uno dei serbatoi di contenimento. A causa delle elevate temperature raggiunte tra maggio e l’inizio di giugno, anche si 10°C oltre le medie, le acque del fiume Ambarnaya erano insolitamente prive di ghiaccio e ciò ha causato un cedimento del permafrost e del suolo che avrebbe dovuto essere permanentemente ghiacciato, anche in assenza di acqua, causando lo sprofondamento dei piloni di sostegno del serbatoio.
Il contenuto, 21.000 tonnellate di carburante, si è riversato nelle acque del fiume Ambarnaya, mentre altri 23.000 metri cubi sono finiti nel suolo circostante l’impianto della Norilsk Nornickel, vicino alla cittadina siberiana di Norilsk. Il deflusso dell’Ambarnaya sta trasportando la marea di petrolio verso la foce artica, dopo aver contaminato il lago Pjasino, poi il fiume Pjasina che sfocia nel Mare di Kara nell’Artico meridionale. Le acque hanno assunto una colorazione rosso arancione in seguito al riversamento del petrolio.
Le autorità stanno facendo di tutto per ripulire il lago Pjasino, al cui interno vi è una grande biodiversità, ma anche per arginare il deflusso del petrolio nel Mare di Kara. Intanto il sindaco di Norilsk è stato denunciato per negligenza. Secondo la portavoce del Comitato Investigativo, Svetlana Petrenko, il sindaco ‘non ha organizzato il coordinamento delle attività con la protezione civile e l’assessorato per la protezione ambientale dell’amministrazione comunale, non ha garantito il lavoro e l’interazione con le autorità regionali, non ha organizzato il controllo e il monitoraggio ambientale, non ha previsto l’evoluzione e le conseguenze dell’emergenza nel territorio del comune’.
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