
L’estate dei record in Antartide, temperature oltre i 20°. Uno studio analizza i fattori che hanno portato a registrare una stagione anomala in termini di caldo, con temperature anche minime sopra lo zero. Il global warming ovviamente è la causa scatenante al quale si accompagna il buco dell’ozono che, chiudendosi, ha indebolito lo scudo contro le correnti calde.
Quella dell’Antartide è stata un’estate davvero complicata. Sotto molti punti di vista. Primo fra tutti la temperatura: a febbraio si sono superati i 18 gradi centigradi alla stazione argentina di Esperanza, nel nord della penisola antartica. Mentre i ricercatori brasiliani hanno misurato 20,75° alla base Marambio, sull’isola di Seymour, il 9 febbraio. Sbriciolati record su record, dunque, a causa di un’ondata anomala di calore. C’entra il global warming, ovviamente. Ma i fenomeni che governano l’atmosfera, la circolazione dell’aria e delle acque oceaniche sono davvero complessi.
Un team di scienziati australiani ha analizzato, in uno studio pubblicato su Global Change Biology, questa folle estate antartica, scoprendo che tra i volani di questo vortice di calore c’è anche il buco dell’ozono che (a differenza di quanto si possa pensare) richiudendosi, disattiva lo scudo contro le correnti calde.
Lo spettro caldo sul continente
Lo scioglimento dei ghiacci in Antartide interessa in maniera più grave soprattutto la zona ovest del continente. Dove i ghiacciai Pine Island e Thwaites, giganti che, squagliandosi, potrebbero innalzare il livello dei mari di qualche metro, da diversi anni ormai stanno riducendo la loro massa. Tuttavia l’ondata di calore ha interessato anche la parte opposta dell’Antartide, a est. A gennaio alla Casey Station si sono avuti picchi di temperature minime sopra lo zero e di massime attorno ai 7,5° con una punta di 9,2° e una minima corrispondente il mattino dopo di 2,5°. Va da sé che tutto questo caldo ha contribuito a sciogliere ancora di più i ghiacci esponendo, scrivono i ricercatori, molte più aree di terreno senza copertura glaciale.
E questo, è noto, genera un altro problema: quello dell’albedo. Il ghiaccio, bianco, riflette buona parte della radiazione solare di nuovo nello spazio. Il terreno molto più scuro (o i mari, nel caso dello scioglimento della banchisa) assorbe invece molto più calore, contribuendo a scaldare ancora di più terreno e aria, in un circolo vizioso che porta a nuovo scioglimento e così via
Il buco dell’ozono
Che si stia richiudendo non è più una notizia, e non è nemmeno tanto buona. Anche questo, infatti, ha un costo. Se è vero che l’ozono scherma, per esempio, i raggi UV del Sole assorbendoli, e quindi impedendo che arrivino al suolo, questo causa un riscaldamento delle parti alte dell’atmosfera. L’assenza di ozono dunque raffreddava leggermente l’atmosfera rafforzando il vortice polare, che è quello ‘scudo’ all’infiltrazione di correnti calde dalle latitudini più alte. Ora questo baluardo è più debole. Una cosa simile accade anche al vortice polare artico.

“Alla fine del 2019 – scrivono gli scienziati nello studio – il riscaldamento stratosferico ha portato a un disfacimento precoce del buco dell’ozono e le temperature antartiche hanno cominciato a salire a livelli record”. A Nord di questa corrente, la penisola antartica, che si trova a latitudini più elevate, protesa verso il Sud America, è stata la prima regione a farne le spese negli anni scorsi. Assieme alle isole subantartiche che stanno subendo “un riscaldamento simile a quello dell’Artico”. Le ondate di calore, specificano, sono rare in Antartide. Anche per questo l’anomalia dell’estate 2020 è significativa, in un anno in cui eventi come gli incendi in Australia e l’indebolimento dei monsoni segnano un progressivo mutamento delle circolazioni atmosferiche, guidate proprio dal riscaldamento globale.
Tutto questo sta avendo e avrà effetti sull’ecosistema antartico, concludono gli scienziati, con un maggiore scioglimento dei ghiacci, più acqua e inondazioni che porteranno al proliferare della flora (muschi e licheni per esempio) e di microrganismi in un ambiente solitamente arido. Ma porterebbe a uno stravolgimento del clima locale, mettendo a rischio anche la sopravvivenza della fauna (pinguini, foche, uccelli marini).
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