Sfamare la popolazione mondiale con gli insetti

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Polpa di insetto artificiale, carne di insetto coltivata in laboratorio: ecco il vero cibo del futuro. Gli hamburger in provetta a base di cellule bovine sono roba vecchia! La nuova frontiera della sicurezza alimentare passa dalle colture di cellule di insetti geneticamente modificate per crescere ancora più in fretta. Non avete già l’acquolina in bocca?

L’allevamento è un’attività essenziale per l’alimentazione umana, ma ha anche effetti deleteri sull’ambiente: oltre a essere uno dei principali emettitori di gas serra, ha un impatto importante sul consumo di suolo e di risorse idriche, sulla deforestazione (per fare spazio a pascoli e a coltivazioni per nutrire gli animali), sulla diffusione dei fertilizzanti.

Se vogliamo immaginare di nutrire una popolazione umana che punta ai 10 miliardi di unità, riducendo il nostro impatto ambientale, occorre pensare ad alternative più sostenibili. Le proposte non mancano: dalla dieta vegana (o vegetariana) alla carne sintetica, dai prodotti geneticamente modificati all’alimentazione a base di insetti. Perché scegliere una strada piuttosto che un’altra, quando possiamo optare per una soluzione ibrida che le comprenda tutte?Il meglio da ciascuna. Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Sustainable Food Systems, un’alternativa sostenibile all’allevamento tradizionale, altamente nutriente e riproducibile su larga scala, potrebbe essere la carne di insetto coltivata in laboratorio, in colture di sospensione a base di proteine animali e con tecniche di ingegneria genetica che permettano di ottenere una ancor più rapida crescita del “prodotto di base”, oltre che un sapore accettabile. Un gruppo di ricercatori della Tufts University (Massachusetts) ha ragionato su una tecnica che sia un punto di intersezione tra tutte le opzioni vagliate, e che ne risolva alcune criticità.

Limiti noti. Le colture di cellule animali sono ancora un processo lento e costoso, che al momento richiede ancora più risorse energetiche dell’allevamento di animali, e che non garantisce minori emissioni di inquinanti: una strada che non pare destinata al mercato, almeno nell’immediato.

Anche se esistessero e fossero commercializzabili animali geneticamente modificati, per emettere meno metano o essere immuni alle infezioni richiederebbero comunque grandi quantità di suolo e di acqua, continuando a influire su deforestazione e perdita di biodiversità.

Chi ama la carne non è sempre disposto a rinunciarvi per sostituti a base di proteine vegetali, e il consumo di carne d’allevamento è comunque in crescita – anche, ma non solo, nei Paesi più popolosi e a più rapida crescita economica. Infine gli insetti, benché nutrienti e più sostenibili quanto a utilizzo di risorse, non sono ovunque una scelta alimentare culturalmente ben accettata.Carne in provettainsetti: Vantaggiosi anche in laboratorio. Secondo la nuova analisi, contrariamente alle colture di cellule di mammiferi e altri vertebrati, quelle di insetto richiedono meno risorse e meno energia, perché questi animali sono capaci di sopravvivere e moltiplicarsi in condizioni di temperatura, ossigeno e pH più varie, e perché richiedono minori quantità di glucosio. Eventuali alterazioni genetiche necessarie alla produzione su larga scala sono più semplici, perché già ampiamente studiate per mettere a punto insetticidi o debellare parassiti. Inoltre, passate ricerche hanno già identificato nella soia e in alcuni lieviti potenziali mezzi di coltura cellulare poco costosi e ugualmente efficaci.

Anche i ritmi di produzione sarebbero più rapidi. Se le colture di cellule muscolari di mammifero devono essere effettuate uno strato alla volta su una superficie di crescita, quelle di insetto possono aggregarsi liberamente e in alta densità in un mezzo di sospensione, con un notevole risparmio di tempo e di risorse.
#BeatAirPollution: la Giornata mondiale dell’ambiente (World Environment Day) è stata quest’anno dedicata alla lotta contro l’inquinamento atmosferico. L’aria che respiriamo causa 7 milioni di morti premature all’anno, oltre a fare da effetto serra e, a catena, alimentare il cambiamento climatico e le ricadute sugli oceani, sulle riserve ittiche e sulla sicurezza alimentare. Vedi: Giornata mondiale dell’ambiente 2019.

Le cellule di insetto sembrano anche “accettare” modifiche più facilmente di quelle di altri animali. Si potrebbe per esempio ricorrere all’optogenetica, una tecnica di ingegneria genetica per farle contrarre ripetutamente in risposta a stimoli luminosi, in modo che arrivino ad assumere una consistenza “carnosa”, più simile a quella di animali che siamo più abituati a consumare.

Il sapore? L’ultimo dei problemi. Nei laboratori alimentari dei prossimi decenni potrebbero “pulsare” silenziosamente dischi di cellule di insetti, attivati da impulsi luminosi, in grandi piscine a base di soia. Se lo scenario non vi stimola l’appetito, è perché è praticamente impossibile immaginare di che cosa sapranno. Forse di aragosta, granchio o gambero, le creature filogeneticamente più vicine, ma pare presto per pensare al sapore.

«Nonostante il suo immenso potenziale, la carne di insetto coltivata in laboratorio non è pronta per il consumo», spiega Natalie Rubio, prima autrice dello studio. «La ricerca è al momento orientata a padroneggiare due processi: lo sviluppo controllato di cellule di insetto in muscoli e grasso, e la combinazione di queste colture 3D in una consistenza simile a quella della carne. Per quest’ultimo campo, un’opzione promettente sono le spugne a base di chitosano, una fibra derivata da un fungo presente nell’esoscheletro degli invertebrati». Il capitolo “sapore” arriverà solo in seguito.

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