Le cimici sono solo un esempio: “Erano scarse due decenni fa, ma si sono adattate agli insetticidi e sono diventate abbondanti in tutto il mondo” spiega Marc Johnson, professore di biologia all’Università di Toronto che con Jason Munshi-South, biologo della Fordham University, ha realizzato uno studio sulle conseguenze non intenzionali che l’urbanizzazione sta avendo sull’evoluzione di alcune specie, creandone perfino delle nuove.
I due biologi hanno analizzato 192 pubblicazioni scientifiche sul tema dell’evoluzione e dell’adattamento in contesti locali e urbani e i risultati della
ricerca sono stati pubblicati su Science: “Quel che emerge è che abbiamo creato un nuovo ecosistema che nessuno organismo aveva mai visto prima”. Così molte specie si sono dovute adattare ed evolvere.
In alcune metropolitane di grandi città, come ad esempio New York, Chicago o Los Angeles, sono state individuate zanzare ‘mutate’: hanno sviluppato la capacità di adattarsi e vivere nei sotterranei, non hanno più bisogno di nutrirsi costantemente di sangue e di “sparire” di inverno e sono molto più resistenti. Al tempo stesso però, rilevano gli studi, possono veicolare una lunga serie di malattie.
In aree come quella di Tucson (Arizona) o ad esempio Oxford (Inghilterra) un’altra ricerca citata dai due dimostrava come alcuni uccelli passeriformi avessero sviluppato becchi di dimensioni più grandi per poter mangiare più facilmente dalle casette costruite per loro.
Nelle città di Portorico alcune specie di anolidi, lucertole crestate molte comuni, hanno sviluppato artigli più lunghi e forti in modo da potersi arrampicare su muri, case e costruzioni realizzate dall’uomo. Diverse pubblicazioni indicano inoltre che in varie zone del mondo pesci e parassiti stanno diventando resistenti a inquinamento e veleni causati dall’uomo.
Falene, topi, piante: come li cambia la città
Non solo il merlo. Sono tanti gli animali che hanno scelto la giungla di cemento per nidificare, inconsapevolmente capaci di adattarsi all’habitat meno confortevole del Pianeta tra smog e rumori. In modo sempre più rapido e con risultati sorprendenti, proprio perché la selezione naturale ha regole impietose.
In questi ambienti così diversi da quelli di 100 anni fa gli animali stanno adattandosi dunque alle città moderne, al clima, alle trasformazioni quotidiane imposte dagli esseri umani. I ricercatori hanno scoperto che i fattori che contribuiscono all’evoluzione di certi organismi sono ad esempio la luce artificiale, l’asfalto, cemento e vetro, l’inquinamento, il rumore, i tunnel e le autostrade che dividono e separano ambienti naturali. Ad esempio, a Montreal, alcune salamandre rosse isolate dalle super strade sono mutate rispetto a quelle della stessa specie che vivono nei parchi.
“Tradizionalmente abbiamo pensato all’evoluzione come un processo a lungo termine ma ora ci sono indicatori che indicano un cambiamento rapido legato a come alcune specie interagiscono con gli esseri umani e le nostre costruzioni” dice Munshi-South. “Gli esseri umani e le nostre città sono una delle forze più dominanti dell’evoluzione contemporanea”.
“Mentre costruiamo abbiamo poca conoscenza di come influenzeremo gli organismi che vivono con noi. – spiega Johnson – È una buona notizia che alcuni organismi siano in grado di adattarsi, come le specie autoctone che hanno importanti funzioni ecologiche nell’ambiente, ma può anche essere una cattiva notizia che la capacità di alcuni di questi organismi di adattarsi alle nostre città possa aumentare la trasmissione di malattie”.
Entrambi gli studiosi suggeriscono che dobbiamo pensare attentamente a come stiamo alterando il nostro ambiente e dobbiamo progettare le città in modo da “essere più gentili con noi stessi e con l’ambiente” anche considerando i modi per conservare le specie autoctone.
“Adesso – chiosa Johnson – alle persone che non credono nell’evoluzione basta andare in un cortile o un giardino per vederne la prova. Questi risultati che abbiamo raccolto dovrebbero essere un allarme per le persone, i governi e gli altri scienziati”.
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