Un’altra vittima imprevista del riscaldamento globale: i funghi. I cambiamenti climatici danneggeranno i funghi, con effetti negativi anche sugli alberi che vivono in simbiosi con essi.
“Ectomicorriza” non è una parola che si sente tutti i giorni, eppure tutte le volte che mangiate un porcino o un tartufo ve ne state mettendo un po’ in bocca: il termine indica un tipo di relazione simbiotica che si stabilisce tra i funghi e le radici di un albero, con i vantaggi reciproci che ne conseguono. Circa il 60% di tutti gli alberi del pianeta è in una relazione simbiotica di questo tipo, e ora uno studio condotto a Stanford e pubblicato su Journal of Biogeography dimostra che i cambiamenti climatici le stanno mettendo a rischio: entro il 2070, più di un quarto delle specie fungine che popolano le foreste nordamericane (dove è stato condotto lo studio) potrebbe sparire, con conseguenze sull’ambiente potenzialmente devastanti.
Foreste di funghi. Kabir Peay e il suo team hanno analizzato circa 1.500 campioni di suolo provenienti da 68 diverse foreste di conifere del Nord America, dalla Florida all’Alaska, e hanno scoperto che le ectomicorrize di ogni regione hanno una diversa composizione, e coinvolgono quindi specie diverse. Questa eterogeneità è strettamente legata a fattori climatici: le foreste boreali nelle zone fredde, per esempio, raggiungono il picco della loro diversità intorno ai 5 °C, mentre le foreste temperate della costa est hanno bisogno di 20 °C. Confrontando questi dati con le proiezioni climatiche dell’IPCC, il laboratorio di Peay ha così potuto tracciare un quadro di come appariranno gli ecosistemi forestali nel 2070, e scoperto che le foreste americane sono a rischio.
La strage dei funghi. L’aumento previsto delle temperature colpirà in modo particolare le aree più fredde dell’America, dove moltissime specie potrebbero scomparire a causa del caldo. Le conseguenze potrebbero essere preoccupanti, perché i funghi sono un fattore decisivo anche per la crescita degli alberi: proteggono le loro radici (e di conseguenza fermano l’erosione del suolo), accumulano CO2 e favoriscono la crescita dei loro ospiti, aiutandoli nell’assimilazione dell’azoto. Le foreste boreali rischiano di trovarsi all’improvviso al caldo, e senza alcuna protezione dalle temperature più elevate: stando agli autori dello studio, «più di un quarto delle ectomicorrize potrebbe essere eliminato, su un’area di 3,5 milioni di chilometri quadrati, cioè due volte l’Alaska». La soluzione? Ancora manca: l’unica nota di ottimismo nell’intera ricerca è la promessa di studiare con più attenzione il funzionamento degli ecosistemi a bassa diversità fungina, ai quali dovremo con ogni probabilità imparare ad abituarci. Con buona pace dei fungaioli…
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