Energia elettrica: maree e urina tra le fonti rinnovabili del futuro. L’energia proveniente da fonti rinnovabili è essenziale per rendere davvero le auto elettriche meno inquinanti: come sappiamo, infatti, questi veicoli possono contare sì sulle zero emissioni a livello locale – ed è questo che le rende essenziali per ridurre l’inquinamento dell’aria nelle città – ma non si può dire altrettanto sull’intero ciclo di vita.
Tra i fattori da considerare, infatti, non ci sono solamente aspetti quali la dismissione delle batterie, ma anche la natura dell’energia utilizzata per ricaricare queste stesse batterie. Quella prodotta da fonti rinnovabili è ovviamente preferibile per abbassare in modo sostanziale il bilancio delle emissioni “Well to wheel” (il riferimento è al pozzo di estrazione del petrolio, che nel caso delle auto elettriche indica la produzione dell’energia da centrali che fanno uso di combustibili fossili): a questo proposito, un articolo pubblicato sul portale Skoda Storyboard ci mostra alcune interessanti alternative alle comuni fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico e solare).
La ricerca di soluzioni alternative non è una semplice curiosità, ma rappresenta la risposta ad un’esigenza futura: gli analisti, infatti, sostengono che la diffusione della mobilità elettrica porterà a una rapida fluttuazione della domanda di energia, soprattutto nei Paesi in cui si fa più uso di rinnovabili.
Così diventa sempre più importante trovare una soluzione per stoccare su larga scala l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e per poterla reimmettere nel sistema quando i cambiamenti meteorologici ne diminuiscono la produzione. Attualmente questo compito è demandato principalmente agli impianti nucleari, ma la Commissione Europea intende spostare il mix energetico dell’Europa in favore di energie rinnovabili fino all’80%, lasciando solo il 20% alle centrali atomiche.
Come mostra l’infografica inserita nell’articolo, nel 2016 il 27,9% dell’energia consumata nei Paesi dell’Unione Europea proveniva da fonti rinnovabili. Di lavoro da fare, dunque, ce n’è a volontà. La Svezia è il Paese più virtuoso in questo senso, coprendo il 54,5% del suo consumo totale con questo tipo di energia (in particolare quella proveniente dalle pale eoliche). In Italia, nello stesso anno, la percentuale di energia rinnovabile consumata era il 17,4%, mentre al contrario la percentuale in termini di produzione ammontava al 37% del totale.
Nuove SoluzioniDue le alternative riportate nella ricerca: la prima riguarda la possibilità di produrre energia elettrica dalle sostanze organiche. Nel Regno Unito, all’Università di Bath, è infatti in corso una ricerca che studia la capacità di alcuni batteri di convertire sostanze organiche come l’urina umana o animale in energia elettrica. In particolare, lo sviluppo delle “MFC – Microbial Fuel Cells” (“pile a combustibile microbiologiche” dal costo contenuto e dalle dimensioni ridotte) permetterà di sfruttare i residui provenienti dalle toilette domestiche per produrre energia destinata alle abitazioni (anche per ricaricare le auto).
In Cina, invece, si sta sperimentando l’energia mareomotrice, ovvero quella ricavata dagli spostamenti d’acqua provocati dalle maree. Attraverso delle turbine subacquee è possibile sfruttare il moto dei flussi d’acqua per produrre energia pulita. Una sorta di Grande Muraglia subacquea lunga 30 km è in fase di studio nel Paese del Dragone, e i calcoli preliminari promettono bene: le stime, infatti, calcolano che dai flussi di acqua marina si potrebbe produrre quasi la stessa quantità di energia generata da tre reattori nucleari.
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