Non si interessano dell’ambiente ma esigono le multe del dieselgate

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Gli Usa rinunciano agli accordi di Parigi? In attesa della conferma ufficiale: si prospetta l’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi.

Si fanno sempre più insistenti le voci di una rinuncia degli Stati Uniti a far parte degli Stati che porteranno avanti gli accordi di Parigi dello scorso novembre. Per ora non ci sono notizie ufficiali, ma l’agenzia di stampa Axios, collegata al sito Usa Politico, afferma che voci dall’interno della Casa Bianca confermano la volontà del presidente Donald Trump di recedere dagli accordi di Parigi.

FUTURO INCERTO. Se così fosse, sarebbe il definitivo colpo di grazia alle politiche ambientaliste del presidente Obama. Insieme ad altri atti governativi del presidente Trump, come il pesante coinvolgimento di numerosi negazionisti climatici nelle politiche del governo, il ritiro dagli accordi di Parigi potrebbe avere alcune conseguenze storiche.

Per esempio il fatto che la “fiaccola” della lotta al riscaldamento globale sarebbe in mano all’Europa (come ha fatto capire anche la cancelliera tedesca Angela Merkel), e in subordine alla Cina, che procede a tappe forzate verso la produzione di energia con tecnologie a basso o nullo contenuto di carbonio.

La seconda conseguenza sarebbe tutta ambientale: nonostante gli sforzi delle altre nazioni, senza gli Usa sarebbe infatti molto complesso riuscire a mantenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro i 2 °C, come proclamato con gli Accordi di Parigi di novembre 2016. L’altro obiettivo, più ambizioso, di contenere l’aumento entro 1,5 °C, secondo molti non potrà essere rispettato.

PRESSIONI OLEOSE. La decisione di Trump, per adesso non ufficiale, è molto probabilmente figlia dall’azione di lobby delle compagnie petrolifere e di altri gruppi industriali, che avrebbero tutto da perdere dalla diminuzione dell’uso dei combustibili fossili. Questo nonostante le dichiarazioni di Rex Tillerson, segretario di stato degli Usa ed ex amministratore delegato della compagnia petrolifera ExxonMobil (e buon amico del presidente russo Putin): Tillerson ha infatti affermato più volte che uscire dagli accordi sarebbe negativo, perché mette gli Stati Uniti in una posizione più debole rispetto al resto delle nazioni industriali.

POCHI MA CATTIVI. Le uniche altre due nazioni che non partecipano al piano planetario di combattere le emissioni di CO2 sono il Nicaragua e la Siria. Gli Usa sarebbe i terzi, ovviamente con un impatto sulle emissioni infinitamente superiore a quello degli altri due Paesi.

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