Kenya, l’uomo che porta l’acqua agli animali assetati: ”Siccità, non possiamo restare a guardare”. La prima volta è stata un’emergenza e ha improvvisato, mettendoci i soldi di tasca sua. Era il 2016. Da allora è diventato proprietario di un camion e ora cinque persone lavorano per lui.
“SONO nato e cresciuto in un villaggio molto vicino all’ecosistema del parco nazionale Tsavo, in un’area lontana da tutto. La mia famiglia aveva mucche e capre che io portavo a pascolare. Era normale incontrare animali selvatici nella boscaglia”. Patrick Kilonzo ha 46 anni e ha deciso di dedicare la sua vita a salvare questi e altri animali dai danni ambientali provocati da noi.
“Con il mio camion porto l’acqua dove non c’è più”
Patrick Kilonzo ha 46 anni e una missione: portare l’acqua agli animali della savana kenyana quando la siccità li avvicina alla morte. Ha iniziato nel 2016, quando il Paese dell’Africa orientale ha sofferto la più grave siccità degli ultimi 35 anni. Con i suoi soldi ha affittato un camion cisterna e trasportato al parco dello Tsavo 10mila litri di acqua. A distanza di tre anni, ha comprato il camion, assunto 5 persone e giornalmente collabora con le comunità locali per sensibilizzarle sulla coesistenza pacifica con la fauna selvatica
“Crescendo mi sono accorto che quegli animali che vedevo quando ero giovane non c’erano più. Tra bracconaggio e cambiamenti climatici, la natura stava cambiando. E io non potevo non intervenire. Nel 2016 il Kenya ha sofferto una delle più drammatiche siccità degli ultimi decenni. Vedevo elefanti e bufali avvicinarsi a quelle pozze una volta piene d’acqua, diventate solo fango. Si avvicinavano, annusavano e scavavano alla ricerca dell’acqua. Alcuni rimanevano immobili come se si aspettassero di vederla arrivare acqua da un momento all’altro”.Il 2016 è stato un anno tremendo. I Paesi dell’Africa meridionale e orientale hanno affrontato la siccità peggiore degli utlimi 35 anni, dovuta a El Niño. Molte riserve d’acqua si sono esaurite in poco tempo e decine di migliaia di capi di bestiame sono morti (circa 17mila soltanto in Zimbabwe). L’anno dopo la situazione non è migliorata.
“Quando ho visto la disperazione di questi animali, mi sono rivolto subito dall’amministratore del Parco per dirgli che dovevo fare qualcosa. Volevo portare l’acqua. Con l’autorizzazione del direttore ho raggiunto il villaggio di Voi, a 70 chilometri di distanza, affittato un camion con un serbatoio e comprato 10mila litri di acqua da portare al parco. Non appena sono andato alla pozza, gli animali hanno mostrato di avere capito immediatamente che c’era acqua, e si sono avvicinati. Da allora, ogni volta che arrivo, mi riconoscono e si avvicinano”. All’inizio Patrick faceva quattro viaggi al giorno, e ogni volta gli animali erano lì ad attenderlo. “Iene, elefanti, bufali, giraffe, animali normalmente schivi, si avvicinavano senza attaccarmi né respingermi. Avevano capito che ero lì per aiutarli”, racconta Kilonzo.
Così è nato il Mwalua Wildlife Trust, finanziato da donatori in giro per il mondo. Vinta la prima battaglia nel 2016, Patrick ha creato una pagina Facebook per raccontare la sua esperienza e raccogliere fondi. Ne sono arrivati, soprattutto dal Canada. Ora finalmente ha un camion tutto suo e cinque persone che lavorano con lui.
Oltre a salvare gli animali abbeverandoli, Patrick ha iniziato a sviluppare diverse soluzioni idriche sostenibili all’interno del parco. Quest’anno ha appena costruito due contenitori, scavato 20 pozze d’acqua di fango e installato pannelli solari in grado di pompare 60mila litri di acqua al giorno.
Certo, il supereroe del bush kenyano sa che la natura non andrebbe toccata, deviata né ostacolata. E’ buona regola non interferire con l’ecosistema, neanche in casi di emergenza. “Ma ora ci troviamo in una situazione completamente diversa, – racconta a Repubblica – la Terra ora è tutt’altra rispetto a 15-20 anni fa e dobbiamo assumerci la responsabilità di quello che abbiamo combinato. Il riscaldamento globale che ha provocato questa tremenda siccità è una conseguenza ed è nostro dovere intervenire.”
Una carenza che crea una catena di conseguenze disastrose. Anche le comunità che vivono nelle aree vicine ai parchi nazionali e ai santuari naturalistici si trovano ad affrontare la siccità e per questo subiscono spesso le incursioni della fauna selvatica con gravi danni a proprietà, mezzi di sussistenza e sicurezza. Quando le risorse scarseggiano, elefanti e altri animali arrivano nei villaggi in cerca di cibo e acqua. Per evitarlo il Mwalua Wildlife Trust collabora e lavora con le comunità locali, cercando soluzioni che consentano la coesistenza pacifica di uomo e natura.
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