L’aumento dei gas serra amplia ancora il buco nell’ozono

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I gas serra continuano a crescere: siamo ai livelli di 3-5 milioni di anni fa. I gas serra segnano un nuovo record e non c’è nessun segno di inversione di tendenza: solo El Nino, che aveva dispiegato i suoi effetti nel biennio 2015-16 ha rallentato la corsa, ma solo perché il danno era già stato fatto prima. Alla vigilia della riunione della Cop 24 sul climate change in Polonia, è l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) a lanciare l’allarme: le concentrazioni medie di anidride carbonica nell’atmosfera a livello globale hanno raggiunto 405,5 parti per milione nel 2017, con un trend in continuo aumento (400,1 parti per milione nel 2015).

Senza tagli ai gas serra, afferma il segretario generale Petteri Taalas, «i cambiamenti climatici avranno impatti sempre più distruttivi e irreversibili sulla vita sulla Terra».

I livelli di concentrazione di gas serra, vale a dire la quantità effettivamente presente nell’atmosfera dopo che una parte è stata assorbita dalle piante, dalla terra e dai mari, segnano così un incremeento del 46% rispetto ai livelli precedenti la rivoluzione industriale. «L’ultima volta che la Terra ha visto questi livelli di concentrazione di CO2 era 3-5 milioni di anni, quando la termperatura terrestre era superiorei di 2-3 gradi e i livelli dei mari erano più alti tra i dieci e i venti metri», ha commentato Taalas.

L’incremento annuo del 2017 è inferiore a quello dell’anno precedente, grazie all’effetto di El Nino, ma il tasso di crescita rimane in linea con la crescita media dell’ultimo decennio.

Dal bollettino del Wmo emerge che anche le concentrazioni di metano e protossido di azoto (N2O) sono aumentate. Non solo, esiste anche un accordo internazionale che lo regolamenta, è stata registrata una recrudescenza del Cfc-11, potente sostanza a effetto serra e responsabile del buco dell’ozono.

Inquinamento industriale
Inquinamento industriale

Dal 1990, avverte l’organizzazione, c’è stato un aumento del 41% del forzante radiativo totale, cioè dell’effetto del riscaldamento sul clima, dei gas serra a lunga vita e l’anidride carbonica incide per circa l’82%. «La finestra di opportunità per l’azione è quasi chiusa», avverte Taalas.

I dati forniscono prove scientifiche alle relazione del Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) secondo cui la quantità di CO2 che entra nell’atmosfera deve essere uguale alla quantità che viene rimossa dai pozzi, naturali e tecnologici entro il 2050. L’obiettivo è mantenere gli aumenti di temperatura inferiori a 1,5 gradi in modo da ridurrebbe i rischi per il benessere umano, gli ecosistemi e lo sviluppo sostenibile.

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