La rete di distribuzione non regge la transizione energetica

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Con la diffusione delle auto elettriche, la rete nazionale reggerà? La questione è sempre più di attualità: il vero scoglio è la potenza e non l’energia. Per questo la rete elettrica nazionale va adeguata.

Auto pulite, luci spente?

Lunga autonomia e quindi grandi batterie: le auto elettriche di oggi fanno di tutto per limitare l’ansia da autonomia. Ma per caricare velocemente batterie grandi occorrono colonnine molto potenti: cosa potrebbe accadere se molte auto elettriche caricassero tutte assieme ad alta potenza? La domanda non è banale e in effetti, in questi giorni, la questione è stata sollevata nel Regno Unito. Il presidente della Commissione Trasporti della Camera dei Comuni, ha infatti lanciato l’allarme. Sulla base di uno studio “se abitudini di ricarica non cambiano, privilegiando le ore notturne, o la rete nazionale non viene rinforzata, la ricarica di milioni di veicoli elettrici causerà blackout in alcune aree del Regno Unito”.

Bicchiere mezzo pieno

Ma i timori riguardo i blackout sono giustificati anche in Italia? A fornire qualche dato provvede ad esempio uno studio del Politecnico di Milano del 2019, le cui conclusioni sono valide ancora oggi. Diciamo subito che il vero scoglio è la potenza e non l’energia. La ricerca prende come esempio un’auto elettrica che percorra 11.000 km all’anno e abbia un consumo medio 16 kWh/100 km: essa consumerà quindi 1.760 kWh in un anno. Una famiglia media italiana consuma in un anno 2.700 kWh circa e quindi un’auto elettrica consuma in un anno il 65% di quanto utilizzato dalla famiglia media. Lo studio ipotizza che nel 2030, secondo lo scenario “moderato”, circoleranno 4,8 milioni di auto elettriche: esse consumerebbero 8,4 TWh all’anno, pari a circa il 2,6% del totale italiano (1 TeraWatt = 1 milione di MegaWatt). Non c’è quindi da preoccuparsi, considerando anche che in 2 anni l’efficienza energetica italiana è aumentata e quindi i consumi sono diminuiti, lasciando più energia per la ricarica, e la tendenza continuerà fino al 2030 e oltre.

La rete non regge la potenza

Per la potenza il discorso è più critico e, diciamolo subito, così com’è la rete italiana non reggerebbe alla potenza richiesta dalla ricarica di  milioni di auto elettriche. Il Politecnico ipotizza una potenza media di ricarica di 100 kW per le colonnine fast in corrente continua. Se 185.000 veicoli elettrici caricassero contemporaneamente a 100 kW, la potenza impegnata sarebbe di 18,5 GW, più del 33% dei 55 GW che sono la potenza media impegnata italiana. Stesso discorso su scala locale: 50 auto in ricarica contemporanea richiederebbero 5 MW, una potenza che potrebbe mettere in crisi un quartiere.

Le contromisure

Ovviamente esistono contromisure: la ricarica intelligente e l’implementazione delle smart grid, consentite dalla comunicazione V2G (Vehicle-to-Grid) che consente ai veicoli elettrici di restituire energia alla rete quando sono collegati ad essa, renderebbe questi una sorta di “batteria semovente distribuita”. Se i 4,8 milioni di auto elettriche del 2030 avessero capacità media delle batterie di 40 kWh, si avrebbero a disposizione poco meno di 200 GWh tampone, utili per assorbire i picchi della domanda “aiutando” la rete. Si prevedono anche sistemi di accumulo dell’energia rinnovabile, con batterie, sistemi di immagazzinamento a energia cinetica e tariffazioni che spingano a utilizzare la ricarica quando la rete è meno impegnata. Ma molto altro ancora si può e si deve fare per adeguare la rete nazionale, con investimenti tempestivi per potenziarla e non trovarsi in grosse difficoltà quando sarà il momento.

IL V2G

Le sperimentazioni della promettente tecnologia V2G proseguono anche in Italia, citiamo quella fra Terna e l’ex-FCA

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