Da vent’anni il leone (Panthero leo) è iscritto nella lista rossa dell’Iucn (International Union for Conservation of Nature) tra le specie ”vulnerabili”: in questo stesso lasso di tempo gli esemplari nel continente africano sono diminuiti del 42%. E le stime di sopravvivenza al momento non sono migliori, visto che proprio nel suo habitat – ridotto al solo 8% del loro precedente areale – se ne contano ormai 20mila. Ma è scomparso da ben 12 paesi dell’Africa subsariana.
Chi lo ama lo va a cercare nelle riserve dell’Africa dove è possibile osservarlo a distanza mentre si apposta o si riposa sotto gli arbusti della savana. E a voolte non c’è neppure bisogno di avvicinarsi per avvertire la sua presenza: il suo ruggito può essere ascoltato fino a 8 chilometri. E’ lì che il bracconaggio viene controllato meglio ma non del tutto debellato, visto i numeri fiorenti del business illegale. Il leone Cecil e, due anni dopo, suo figlio Zanda sono soltanto due delle numerose vittime del turismo con il fucile in cerca di trofei di caccia. Solo in Sudafrica il felino sta espandendo il suo areale, grazie a progetti di ripopolamento funzionali anche all’ecoturismo.
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