Il riscaldamento oceanico fa diminuire la presenza di plancton

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L’Oceano Atlantico sta subendo un cambiamento mai visto negli ultimi 10mila anni. La Terra sta cambiando sotto le nostre mani. E lo stanno facendo anche gli oceani, in particolare l’Atlantico che sta subendo un cambiamento mai registrato negli ultimi 10mila anni legato al riscaldamento globale. Lo rivela un nuovo studio condotto dagli scienziati dell’University College of London, secondo cui dall’era industriale vi è stata una forte diminuzione del plancton caratteristico delle acque più fredde.

I cambiamenti climatici nell’oceano stanno diventando evidenti. Le barriere coralline tropicali si stanno imbiancando pericolosamente, gli oceani diventano più acidi man mano che assorbono carbonio dall’atmosfera e specie come aringhe o sgombri si stanno muovendo verso i poli. Ma sembra esserci ancora un mutamento che finora non era mai avvenuto, almeno a memoria d’uomo: le acque calde di alcune correnti hanno sostituito quelle fredde.oceano-atlantico-plancton

Studiando i fossili rinvenuti in acque profonde, un team di ricercatori britannici ha notato che i cambiamenti nella circolazione oceanica potrebbero aver modificato gli ecosistemi dell’Atlantico come mai era accaduto in 10.000 anni. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.

“L’Atlantico nord-orientale è di importanza cruciale per il sistema climatico globale e gli ecosistemi marini. In questo studio, forniamo le prime prove che la circolazione nell’Atlantico nord-orientale nel 20° secolo era insolita rispetto agli ultimi 10.000 anni. “Questo cambiamento ha causato la sostituzione di acque fredde e subpolari con acque subtropicali più calde vicino all’Islanda e ha influito sulla distribuzione degli organismi marini, in particolare il plancton. L’aspetto più sorprendente del nostro lavoro è la natura eccezionale del cambiamento nel 20° secolo, in contrasto con migliaia di anni di relativa stabilità, con implicazioni per la comprensione dei cambiamenti futuri” ha detto l’autore principale dello studio, il dottor Peter Spooner.

Il clima è stato abbastanza stabile negli ultimi 12.000 anni dalla fine dell’ultima era glaciale, un periodo noto come l’Olocene. Questa stabilità è alla base della sopravvivenza stessa dell’uomo sulla Terra. Anche le principali correnti oceaniche sono state relativamente stabili pur in presenza dei loro cicli naturali, che influenzano la posizione degli organismi marini, tra cui plancton, pesci, uccelli marini e balene.

Com’era l’oceano in passato?

E com’è cambiato nel tempo a causa dell’uomo?

Uno dei modi più semplici per capirlo è contare le diverse specie di plancton fossili che si possono trovare nei sedimenti. Così, gli scienziati dell’University College of London hanno fatto un vero e proprio viaggio nel tempo studiando i fossili e la loro posizione. In una porzione di fondale a sud dell’Islanda, essi hanno trovato grandi quantità di sedimenti, spinti lì da una grande corrente che si muove in acque profonde.

In particolare, gli scienziati hanno esaminato i foraminiferi, che hanno gusci di carbonato di calcio. E hanno scoperto che la loro attuale distribuzione è diversa rispetto all’inizio dell’era industriale.

Secondo gli scienziati. lo spostamento di queste specie nei fondali rivela che l’attuale circolazione della superficie dell’Atlantico è cambiata come mai era accaduto in tutto l’Olocene.

Gli effetti della circolazione insolita si possono trovare in tutto il Nord Atlantico. Nell’area a sud dell’Islanda, è stata rilevata una riduzione del numero di specie di plancton di acque fredde e un aumento del numero di specie di acqua calda. Ciò dimostra, secondo gli autori, che le acque calde hanno sostituito le acque fredde e ricche di nutrienti.

“Riteniamo che questi cambiamenti abbiano portato anche a un movimento verso nord di specie ittiche chiave come lo sgombro, con problemi politici visto che le nazioni diverse si contendono i diritti di pesca” spiegano.

Più a nord, altre prove fossili mostrano che più acqua calda ha raggiunto l’Artico dall’Atlantico, contribuendo probabilmente allo scioglimento del ghiaccio marino. Se ci spostiamo dall’altra parte dell’oceano è ancora peggio, le acque calde si stanno spingendo sempre di più verso il polo nord.

Perché ciò accade?

A far cambiare questi sistemi di circolazione può essere la minore presenza di sale nel Nord Atlantico dovuta ai cambiamenti climatici che aumentano le precipitazioni, lo scioglimento dei ghiacci e la quantità di acqua che fuoriesce dall’Oceano Artico.

“Lo scioglimento dopo il picco della Piccola era glaciale a metà del 1700 potrebbe aver innescato un input di acqua dolce, causando alcuni dei primi cambiamenti che abbiamo riscontrato. I cambiamenti climatici moderni hanno contribuito a spingere tali mutamenti oltre la naturale variabilità dell’Olocene” spiegano gli autori.

Anche se ancora non si conosce esattamente la causa dei cambiamenti nella circolazione oceanica, su un aspetto gli scienziati sono d’accordo: l’oceano è più sensibile ai cambiamenti climatici moderni di quanto si pensasse in precedenza.

Fonti di riferimento: University College of London, Geophysical Research Letters

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