L’allarme di Mattarella: “Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale”. Il presidente della Repubblica rende omaggio a Longarone alle vittime del Vajont. E a Belluno ai tre morti della tempesta di vento dello scorso autunno. I tentativi di affrontare i cambiamenti ambientali sono ancora parziali e insufficienti”.
“Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurare la quale occorrono misure concordate a livello globale”. Sergio Mattarella scandisce le parole nel Teatro comunale di Belluno dopo avere reso omaggio alle duemila vittime della tragedia del Vajont del 9 ottobre 1963 nel cimitero di Fortogna Longarone. Partecipa alla commemorazione delle tre vittime della tempesta Vaia che ha colpito il bellunese nello scorso autunno. “E’ il senso – spiega – della sollecitazione sottoscritta, nell’autunno scorso, da alcuni Capi di Stato europei. Gli sforzi compiuti nelle conferenze internazionali che si sono succedute hanno, sin qui, conseguito risultati significativi ma parziali e ancora insufficienti”.
Dunque bisogna fare di più e presto. E non crogiolarsi nell’idea che si tratti solo di fatti eccezionali. “Non basta – dice infatti Mattarella – “limitarsi a evocare la straordinarietà di fatti che si affacciano prepotentemente, per giustificare noncuranza verso una visione e progetti di più lungo periodo, è un incauto esercizio da sprovveduti”.
E riferendosi proprio alla violenta tempesta di vento che ha sconvolto il bellunese, spiega: “Mai come in occasione della tempesta Vaia è stato chiaro all’opinione pubblica italiana, che i mutamenti climatici in atto nel mondo comportano effetti pesanti anche sull’ambiente del nostro Paese e sulle condizioni di vita della nostra popolazione”.
Gli eventi estremi, ormai, – continua il capo dello Stato – sono anche affari nostri. “Sentire parlare della desertificazione di ampie fasce delle terre africane o dei violenti tifoni nei Caraibi, sulla costa occidentale degli Stati Uniti o in Asia, – dice – appariva qualcosa di remoto, che non ci riguardava”.
Mattarella invita quindi a cercare vie nuove, a studiare soluzioni diverse dal passato per prevenire e contenere i disastri ambientali. “Vanno respinte decisamente tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri”, spiega.
“Opere di contenimento e regimentazione – aggiunge – se non suffragate dall’apprendimento delle precedenti esperienze, non ottengono risultati positivi ma al contrario opposti a quelli prefissati, violando equilibri secolari che vanno difesi. Diversamente, – conclude – rischiamo di ritrovarci altre volte a piangere vittime, frutto non della fatalità ma drammatica conseguenza di responsabilità umane. L’amara e indimenticabile esperienza del Vajont ce lo insegna ogni momento”.
Il presidente torna al ricordo del Vajont, alla cerimonia con cui ha commemorato i morti di quella notte del 1963. “Di fronte a tragedie come quella – dice – la Repubblica è chiamata, anzitutto, a esprimere il proprio dolore a quanti, vittime e sopravvissuti, ne sono stati colpiti. Ma non si può limitare al cordoglio”. Lo ha sottolineato a Belluno il presidente della repubblica Sergio Mattarella, riferendosi al Vajont.
“Come ho detto questa mattina, al Cimitero di Fortogna, ai rappresentanti delle associazioni che di quella tragedia custodiscono la memoria – prosegue Mattarella – la Repubblica è in qualche modo responsabile di quanto avviene sul suo territorio, e quindi ha motivo di scusarsi con chi ha sofferto le conseguenze di disastri di questo genere”.
“Ma la Repubblica – conclude – è anche, al contempo, vittima anch’essa delle scelte e dei comportamenti di coloro che hanno concorso a causare immani sciagure come quella e io, rappresentando la Repubblica – nel porgere le scuse a quei rappresentanti mi colloco accanto a chi avverte il dolore di quei lutti immani e sono tra coloro che ne conservano la memoria”.
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