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Il Passaggio a nord-ovest è pieno di rifiuti in plastica

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Il Passaggio a nord-ovest è pieno di rifiuti in plastica
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In viaggio nel mare di plastica, dove il peggio non si vede. Il naturalista Franco Bogogno è l’unico italiano che ha partecipato a una spedizione scientifica per valutare l’impatto dell’inquinamento attraverso il passaggio a Nord Ovest. Dalla sua esperienza è nato un libro che spiega perché nessuno può restare indifferente al problema.Delle spedizioni scientifiche restano di solito i dati, la pubblicazione della ricerca e i lavori accademici fondamentali, ma non sempre il grande pubblico ne coglie l’importanza. Con Un mare di plastica (Nutrimenti editore, 17 euro), Franco Borgogno intraprende una strada diversa. Il naturalista racconta infatti la sua partecipazione a una missione scientifica nel mare Artico, attraverso il passaggio a Nord Ovest nell’agosto 2016, fondendo dati scientifici e osservazioni personali, dando così al rigore della ricerca un afflato emotivo che la rende più che divulgazione, la trasforma in adesione e partecipazione.

Borgogno parla della sua esperienza con l’European Research Institute nel mar Artico, ma uno dei punti centrali del libro è proprio far comprendere come non si possa affrontare il problema dell’inquinamento degli oceani senza comprenderne la dimensione globale. E non si tratta di individuare le isole di plastica galleggiante, né di rimuovere bottiglie e altri rifiuti dalle spiagge. Il problema è ben altro, sottolinea Borgogno, spiegando come avvengono i campionamenti in acque che appaiono limpide e “pulite”, ma sono in realtà piene di microplastiche invisibili a occhio nudo e arrivate da molto lontano.

Il racconto di Borgogno è efficace perché complessi dati scientifici sono spiegati con la semplicità di chi vuole comunicare la sua preoccupazione a un pubblico più ampio possibile e proporre azioni e comportamenti. “Il mio intento – dice infatti l’autore – è di rendere evidente che il problema dell’inquinamento da plastica ha mille sfaccettature, che non si possono affrontare le singole parti, ma va compresa la dimensione globale. Vorrei che una volta letto il libro nessuno potesse più dire che il gesto compiuto a migliaia di chilometri di distanza non lo riguarda. Ciascuno deve prendersi le sue responsabilità, capire che il danno fatto con l’uso delle plastiche ha una durata nel tempo che sfugge alle nostre percezioni e ai nostri ragionamenti, è un punto di partenza per non peggiorare ancora la situazione”.

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