Il mercato dell’argento non è solo gioielleria

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La rivincita dell’argento grazie a bende, cerotti e unguenti. La domanda speculativa segue quella dell’oro ma per ottenere gli stessi risultati finanziari ne serve molto di più. Oggi una buona quantità si ottiene come sottoprodotto di altre miniere che estraggono piombo, zinco e rame.

Con la scoperta dell’America e delle grandi miniere d’argento di Messico e Perù (in particolare quella di Potosì, oggi in Bolivia) nasce il terzo grande polo di produzione, dopo quello delle miniere dell’Europa centrale (soprattutto la miniera di Johachimsthal) e il bacino giapponese, con la grande miniera di Iwami Ginzan. Queste tre regioni esportano argento verso Paesi che sono vere e proprie spugne, in particolare la Cina, l’India e alcuni Paesi del Medio Oriente e dell’Europa occidentale.

Il galeone di Manila, che collega Acapulco con le Filippine (appena conquistate dalla Spagna) a partire dell’ultimo quarto del XVI secolo trasporta soprattutto argento messicano e peruviano destinato alla Cina. E con questo argento «americano» la Spagna finanzia lo splendore del suo Siglo de oro e le guerre di Carlo V e di Filippo II, all’epoca noti come i due imperatori della guerra.

Ogni anno i portoghesi organizzano il viaggio della Nau de Goa, la caracca che trasporta l’argento comprato a Nagasaki verso Lisbona, facendo scalo a Goa. I flussi d’argento permettono di riequilibrare quelli delle merci e di mettere in ordine gli ammanchi nei bilanci commerciali per almeno quattro secoli.

L’abbandono del bimetallismo nel decennio 1870-1880 ridimensiona il ruolo dell’argento e ha due conseguenze molto importanti: è una concausa della grave crisi economica mondiale del 1873-96 perché le monete asiatiche (India, Cina e Giappone, in primo luogo) subiscono una svalutazione brutale e i prezzi dei prodotti di queste regioni esercitano una forte concorrenza su quelli dell’Europa e degli Usa; in secondo luogo l’argento resta confinato alla domanda della gioielleria, la domanda industriale non è ancora così forte e quella per la fotografia decolla solo a partire dall’inizio del XX secolo.

 Several silver bars produced at the Swiss factory Argor-Heraeus - is one of the world’s largest processors of precious metals as well as ingots and coins of other manufacturers on wood texture background.
Several silver bars produced at the Swiss factory Argor-Heraeus – is one of the world’s largest processors of precious metals as well as ingots and coins of other manufacturers on wood texture background.

Sarà la rivoluzione nell’industria fotografica a cambiare ancora una volta gli equilibri sul mercato dell’argento che beneficia largamente della rivoluzione tecnologica nell’elettronica e nell’informatica, dove l’impiego di questo metallo diviene strategico.

Martha Mine, nella provincia di Santa Cruz, in Patagonia, che detiene il record mondiale nella classifica delle miniere d’argento con i più elevati tenori con quasi 5000 grammi di metallo puro per tonnellata estratta, è un’eccezione. La media del tenore delle dodici più grandi miniere mondiali è sceso da 500 grammi a tonnellata del 2007 a 300 nel 2016 e il trend si conferma, secondo le ultime stime che parlano di 200.

Solo il rialzo dei prezzi dell’argento ha permesso di mantenere la produzione elevata, dopo lo shock del 2013, quando i prezzi scivolarono in misura tanto evidente da spingere le imprese a sfruttare intensamente i filoni più ricchi per non perdere posizioni sul mercato. Dei maggiori produttori d’argento soltanto sei estraggono il metallo da miniere d’argento (metallo primario) e rappresentano il 30% dell’offerta.

Una buona quantità di metallo bianco si ottiene come sottoprodotto di altre miniere che estraggono soprattutto metalli di base (34,4% piombo/zinco, 22% rame) e oro (12,5%). Sovente l’argento è combinato con zolfo, arsenico, antimonio, clorati e l’estrazione si compie per elettrolisi o amalgamazione, tecnica ormai abbandonata a causa dei costi e soprattutto della tossicità del mercurio.

L’argento è molto usato in campo elettrotecnico ed elettronico, soprattutto nei Paesi asiatici. Circa l’11% della domanda industriale (il 4,5% di quella totale) viene dall’industria metallurgica per la produzione di ottoni, bronzi speciali e leghe per saldatura.

Restano consistenti gli usi in gioielleria (circa il 32% della domanda totale); il consumo dell’industria fotografica si riduce ancora, ma resta importante per il settore della diagnostica medica, anche se ormai molte analisi sono realizzate con tecniche numeriche. E la medicina e la chirurgia utilizzano molto argento nelle bende, nelle garze, nei cerotti e nelle creme per curare ferite e ustioni gravi.

La domanda speculativa del metallo bianco segue quella del metallo giallo, ma per ottenere gli stessi risultati finanziari serve molto più argento. Gli investitori/speculatori seguono attentamente l’evoluzione della ratio fra i prezzi dell’oro e dell’argento: i prezzi dell’oro sono 60-80 volte quelli dell’argento, con punte speculative molto decise. Nell’antichità il rapporto oscillava fra 10 e 15 once d’argento per una d’oro.

E in questa lunga storia ci sono due momenti eccezionali. L’Egitto dei faraoni disponeva di molto oro e di poco argento e in certi casi i due metalli avevano lo stesso prezzo; allora i mercanti fenici compravano l’argento dalle miniere spagnole a un prezzo di 5-10 once d’argento per un’oncia d’oro e lo rivendevano in Egitto a parità.

Lo stesso arbitraggio veniva fatto dai mercanti veneziani e soprattutto genovesi sul mercato di Caffa e nel Mar Nero, quando i mercanti mongoli offrivano un’oncia d’oro (dello Yunnan) per comprare 7-8 once d’argento dai mercanti italiani che con un’oncia d’oro cinese ottenevano più di 12 once d’argento spagnolo…

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