TRENT’ANNI fa il mondo “scopriva” i cambiamenti climatici, ma tutto questo tempo è passato inutilmente, e il problema è ben lontano dall’essere risolto. Ad affermarlo è James Hansen, l’ex scienziato della Nasa che in un famoso discorso al Congresso americano il 23 giugno del 1988 per la prima volta sostenne in un contesto ufficiale che c’era la certezza “al 99%” che l’innalzamento delle temperature fosse dovuto alle attività dell’uomo. Il discorso di Hansen ebbe una grande risonanza sui media negli Usa e nel resto del mondo, portando per la prima volta alla ribalta il concetto stesso di “climate change” che fino ad allora era rimasto confinato nel mondo scientifico.
“Da allora però tutto quello che abbiamo fatto è dichiarare che c’è un problema – afferma Hansen, che ora ha 77 anni, al Guardian -. Siamo stati d’accordo nel dichiararlo nel 1992 a Rio, e lo abbiamo ribadito a Parigi nel 2015. Ma non abbiamo accettato di fare ciò che è necessario per risolverlo. Promesse come quelle fatte a Parigi non vogliono dire nulla, sono una pia illusione, una bufala che i governi ci hanno propinato fin dagli anni ’90”.
Secondo Hansen nessun leader degli ultimi decenni ha fatto abbastanza per il problema, compresi Angela Merkel o Barack Obama, che a detta dello scienziato non hanno stabilito per i propri paesi obiettivi sufficientemente ambiziosi. Dai tempi del suo discorso, nota nell’intervista, le emissioni di CO2 sono passate da 20 miliardi di tonnellate l’anno ai 32 miliardi attuali, e i tagli promessi non sono sufficienti a mantenere l’innalzamento della temperatura sotto i due gradi entro fine secolo.
“Non c’è salvezza senza una tassa sui combustibili fossili – sottolinea Hansen -. La soluzione non è complicata. Le emissioni non scenderanno se il costo dei combustibili fossili non sarà onesto. Gli economisti sono molto chiari su questo, abbiamo bisogno di una tassa progressivamente sempre più alta”.
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