Le piante d’appartamento depurano l’aria? Non in modo significativo, e neanche se nel vostro salotto abbondano: sono infatti in minoranza, rispetto alle possibili fonti inquinanti.
Sono arredanti, mettono di buon umore e aumentano esponenzialmente il numero di viventi tra le mura di casa. Sicuri, però, che le piante da appartamento riescano anche a purificare l’aria che respiriamo? Un articolo pubblicato sull’Atlantic fa scricchiolare le convinzioni di un esercito di pollici verdi: la scienza su questo è piuttosto chiara – se un effetto c’è, è praticamente impercettibile, considerando il numero di piante e la densità di possibili inquinanti nelle nostre case.
L’origine di un falso mito. L’equivoco nasce da uno studio della fine degli anni ’80, in cui uno scienziato della NASA, Bill Wolverton, volle verificare se le piante potessero depurare un ambiente chiuso dai composti organici volatili (VOCs), molecole che si sollevano regolarmente da pitture e rivestimenti, smalti per le unghie, shampoo, e da qualunque cosa abbia un odore o un profumo. Diversamente da altri inquinanti come il particolato atmosferico, i composti organici volatili non vengono catturati dai comuni filtri dell’aria. Per la ricerca spaziale, la possibilità di sbarazzarsene non è cosa da poco: in un ambiente completamente sigillato dall’esterno, è facile che queste sostanze si accumulino.
Una bella differenza. Le conclusioni di Wolverton furono positive. Nel suo rapporto, pubblicato nel 1989, stabilì che le piante sono “una soluzione promettente ed economica all’inquinamento domestico. Se l’uomo si sposterà in habitat chiusi, sulla Terra e nello Spazio, dovrà portare con sé un sistema naturale di supporto alla vita“. Non c’è nulla di sbagliato in quello studio; piuttosto, è l’interpretazione che ne è stata data in seguito, che ha creato il mito dei “polmoni verdi” di casa.
Wolverton attestò che le piante erano in grado di rimuovere i VOC dall’ambiente ermeticamente isolato di un laboratorio. Ma una casa è un’altra cosa: ci sono finestre e porte aperte, ingressi e perdite di aria, e soprattutto, ci sono un sacco di superfici da cui i VOC vengono liberati.
Aprite le finestre. Michael Waring, un ingegnere della Drexel University di Philadelphia, ha analizzato di nuovo tutti i 195 studi che indagano la capacità delle piante di depurare l’aria domestica.
Alcune piante sono più efficaci di altre, ma l’effetto benefico viene annullato dalle dimensioni della stanza arredata, verniciata e piena di fonti di VOC in cui si trovano.
Per avere gli stessi benefici di un ricambio dell’aria effettuato una volta all’ora, un piccolo ufficio di tre metri per tre con un soffitto 2,5 metri dovrebbe ospitare un migliaio di piante!
In netta minoranza. Non va meglio con inquinanti di altro tipo. Anche le piante più efficienti non sembrano avere effetto, per esempio, nel ridurre i livelli di ozono negli spazi chiusi. «Se i livelli di ozono nella vostra casa fossero di 30 parti per miliardo, con le piante si potrebbero ridurre a qualcosa come 29,7 parti per miliardo» spiega Elliott Gall, professore della Portland State University e coautore dello studio.
Il problema, di nuovo, è la concorrenza. Se proviamo a confrontare la superficie occupata dalle piante con quella di tutti gli altri oggetti possibili fonti di inquinanti, o attrattori di inquinanti atmosferici – pareti, mobili cuscini, bombolette spray – si nota che questa è semplicemente insufficiente. Per iniziare a ridurre marginalmente l’ozono domestico, servirebbe almeno una pianta ogni 1,8 metri quadrati di superficie. Ma così aumenterebbe l’umidità domestica e si creerebbero altri, più pressanti problemi.
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