Ecosistema a rischio per un fungo che colpisce rane e serpenti

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Il fungo killer che uccide le rane e sta facendo sparire i serpenti. Il Batrachochytrium è un fungo che colpisce rane e salamandre, e che sta causando una allarmante reazione a catena sull’intero ecosistema.

Ecco una storia che il professor Ian Malcolm (Jeff Golblum, Jurassik Park) commenterebbe così: un fungo uccide una rana e i serpenti di Panama rischiano l’estinzione. È, in estrema sintesi, quello che ha scoperto un team di ricerca delle università del Maryland e di Michigan State, che, partendo dallo studio del declino degli anfibi panamensi, ha per la prima volta identificato la cascata di effetti causata dalla sparizione delle rane, che sta tra l’altro portando alla scomparsa di diverse specie di serpenti.

«Io non ho chiaro il concetto di caos… Che cosa vuol dire?»

«… è semplice, si tratta dell’imprevedibilità dei sistemi complessi. Detto in due parole è l’effetto farfalla: una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del sole» (Jurassic Park, 1993)

Il fungo killer. Il responsabile di questa catastrofe, per una volta, non è il riscaldamento globale, anche se secondo molti scienziati non si può del tutto escluderlo dall’equazione. A causare la morte delle rane di Panama, e in realtà degli anfibi di tutto il mondo, è un fungo, il Batrachochytrium dendrobatidis (e suo fratello Batrachochytrium salamandrivorans, che attacca soprattutto salamandre e tritoni); il fungo causa una patologia chiamata chitridiomicosi, che colpisce la cheratina nella pelle e può portare alla morte dell’esemplare: dal 1998 a oggi, circa 500 specie di anfibi sono state colpite duramente dal “fungo killer”, e 90 di queste si sono estinte. E pare che i cambiamenti climatici aiutino il patogeno a diffondersi: l’aumento delle temperature ha aumentato l’evaporazione nelle foreste, e quindi la copertura nuvolosa, creando un ambiente ideale per la sua proliferazione.

Un esemplare di Sibon nebulatus. | Vaclav Sebek / Shutterstock
Un esemplare di Sibon nebulatus. | Vaclav Sebek / Shutterstock

Cosa c’entrano i serpenti? Il team guidato da Karen Lips ha studiato, lungo un periodo di 13 anni (sette prima di un’epidemia di chitridiomicosi, sei dopo l’epidemia), la condizione delle popolazioni di serpenti del parco nazionale di El Copé, aspettandosi una qualche forma di declino legato alla scomparsa degli anfibi, che sono una loro preda privilegiata. Quello che hanno scoperto è non solo un prevedibile crollo numerico, ma anche una marcata diminuzione di diversità: dopo la moria delle rane molte specie di serpenti sono sparite (anche se i ricercatori non sanno dire se si siano effettivamente estinte, visto che si tratta di specie difficili da osservare), riducendo così la varietà nell’ecosistema. Non è difficile immaginare che altre specie siano state danneggiate dal declino dei serpenti: «Il nostro studio enfatizza l’importanza delle ricerche di lungo periodo per capire le reazioni a catena scatenate dall’estinzione di una specie, che sono spesso invisibili», afferma Karen Lips.

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