Durante le vacanze è possibile incontrare nuovi super batteri

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Italiani in vacanza: 500mila l’anno tornano con super batteri ‘souvenir’. Gli esperti del Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica: 1 vacanziere su 4 torna da mete esotiche con suberbug resistenti agli antibiotici. Accade soprattutto ai 20-30enni. Consiglio numero uno: lavarsi le mani.

Un superbug per souvenir. Quasi 500mila vacanzieri italiani – uno su 4 dei circa 2 milioni che sceglieranno mete esotiche – a fine estate torneranno a casa con un ‘ricordino’ invisibile, ma insidioso: un’infezione da superbatteri resistenti agli antibiotici, pronti a farsi strada nell’organismo innescando una “bomba a orologeria” e un effetto domino di contagi.

E’ il monito lanciato dagli esperti del Gisa, Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica, in occasione del convegno “Antimicrobial Stewardship Toscana” in programma a Pisa il 12 giugno. Il rischio di sviluppare malattie difficili da curare con i farmaci antibatterici standard, avvertono, è particolarmente alto per gli under 30. ‘Globetrotter’ che restano lontani anche per mesi, più avventurosi e avvezzi a spingersi negli angoli più remoti del mondo.

Antimicrobial Stewardship Toscana
Antimicrobial Stewardship Toscana

Secondo i dati più recenti a disposizione degli specialisti del gruppo, il 10% dei 18 milioni di italiani che ogni anno si recano all’estero opta per destinazioni tropicali o subtropicali. Poco meno di 2 milioni di connazionali, dei quali “circa il 25% rientra colonizzato da germi resistenti agli antibiotici”, spiega il presidente del Gisa, Francesco Menichetti, docente di Malattie infettive all’università di Pisa. “Succede soprattutto ai 20-30enni – aggiunge – che viaggiano di più, più a lungo e spostandosi anche in zone disagevoli e aree più a rischio per ‘brutti incontri'”.

I batteri resistenti, precisa l’esperto, “possono essere incontrati spesso durante vacanze in aree come il Sudest asiatico, l’Africa, il Sudamerica e tutte le nazioni a basso-medio reddito, e costituiscono un rischio per il viaggiatore stesso e per la sua comunità al rientro: se si viene colonizzati da questi germi, infatti, si possono sviluppare malattie come infezioni urinarie o respiratorie, ma soprattutto si può essere un serbatoio di batteri per persone più fragili, come anziani o soggetti con patologie debilitanti. Basta poco per passare loro i germi”, ammonisce Menichetti: “E’ sufficiente un’igiene scarsa delle mani per diventare ‘untori'”. E “purtroppo, un germe resistente agli antibiotici che contagi un anziano diventa un problema serio, perché le armi a disposizione sono spuntate e le capacità di reazione del paziente scarse a causa dell’età e spesso di altre malattie concomitanti”.

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