Un vantaggio strategico da vari punti di vista. Il primo è che il biometano si può ottenere anche da biomasse agricole e agroindustriali attraverso un processo di upgrading con digestione anaerobica: è una fonte energetica programmabile che, integrata con solare ed eolico, dà stabilità alla produzione di energia rinnovabile.
Il secondo è che il biometano ha emissioni zero ed è chimicamente indistinguibile dal combustibile fossile, il che significa che può sfruttare la rete gas esistente senza necessità di investimenti infrastrutturali.
Il terzo è che le dimensioni di crescita sono consistenti. L’Italia ha già 1.500 impianti di digestione anaerobica in esercizio: siamo il terzo produttore mondiale di biogas da matrici agricole, con 2,5 miliardi di metri cubi annui. Secondo le analisi contenute nel manifesto di sostegno al biometano firmato da Snam, Cib (Consorzio italiano biogas) e Confagricoltura, entro il 2030 la produzione di biometano potrebbe crescere fino a 8 miliardi di metri cubi l’anno.
“E’ una previsione credibile: nei prossimi anni il biometano può arrivare a rappresentare fino al 10% dei consumi in Italia, più o meno lo stesso ammontare della produzione nazionale oggi”, precisa Marco Alverà, ceo di Snam. “Intendiamo utilizzarlo anche sulla rete stradale: nei prossimi 5 anni investiremo 150 milioni di euro per realizzare 300 impianti di rifornimento”.
“La produzione di biometano sarà essenziale per raggiungere gli obiettivi nazionali sul fronte dei trasporti”, aggiunge Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Entro il 2030 il 19% dell’energia usata per spostarsi dovrà essere rinnovabile. E, visto che i biocarburanti sostenibili sono pochi, un elemento fondamentale sarà il mix tra gas naturale liquefatto e biometano: servirà a muovere autobus e camion abbattendo inquinamento ed emissioni serra”.
Si comincia in Lombardia. La produzione annua a regime nell’impianto di Montello, che recupera l’umido organico prodotto da 6 milioni di abitanti, sarà di 90 mila tonnellate di fertilizzante organico e di 32 milioni di metri cubi di biometano: quanto basta a far percorre 640 milioni di chilometri a un’auto. E’ il primo impianto in Italia “carbon negative” perché recupera dai processi di lavorazione anche 38 mila tonnellate annue di anidride carbonica destinata a usi industriali e alimentari.
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