Calate dell’83% le emissioni di CO2 durante la pandemia

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Il lockdown che fa bene all’ambiente. Nei giorni di rigorosa chiusura di tutte le attività in gran parte del mondo, le emissioni di anidride carbonica giornaliere sono calate del 17 per cento, principalmente in Cina e negli Stati Uniti, riportando il pianeta ai livelli del 2006. Ma il vantaggio non durerà: misure di contenimento più blande come quelle attuali non bastano a ridurre le emissioni tanto da mitigare il riscaldamento globale.

Una crisi sanitaria che non si vedeva da almeno 100 anni e una crisi economica senza precedenti dal secondo dopoguerra. L’emergenza COVID-19 dei primi mesi del 2020 ha avuto effetti devastanti, ma almeno per un aspetto ha avuto un risvolto positivo: il calo delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Centrale elettrica a carbone in Germania (©mauritius images/AGF) 
Centrale elettrica a carbone in Germania (©mauritius images/AGF)

Un nuovo studio pubblicato su “Nature Climate Change” da Corinne Le Quéré dell’Università dell’East Anglia, nel Regno Unito, e colleghi ha quantificato la variazione nei giorni di massimo rigore delle misure di quarantena nel mondo, mostrando che si è trattato di un vero e  proprio crollo: 17 milioni di tonnellate in meno al giorno cioè 17 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Per qualche settimana, il pianeta è tornato ai livelli del 2006 mentre al picco del confinamento, il calo percentuale delle emissioni nei singoli paesi è stato in media del 26 per cento .

I dati disaggregati mostrano che le emissioni derivanti dai trasporti di superficie, come i viaggi in auto, rappresentano quasi la metà (43 per cento) della diminuzione delle emissioni globali durante il picco del lockdowon del 7 aprile. Un ulteriore 43 per cento del calo è dovuto alle emissioni provenienti dall’industria e dalla produzione di energia elettrica. L’aviazione è il settore economico più colpito dal blocco, ma rappresenta solo il 3 per cento delle emissioni globali: complessivamente, rende conto del 10 per cento della diminuzione delle emissioni durante la pandemia. Nel complesso, il maggiore consumo di energia negli edifici residenziali dovuto alle molte persone che lavoravano in casa ha compensato solo marginalmente il calo delle emissioni di altri settori.

Dall’inizio della pandemia, si legge ancora nello studio, il cambiamento totale stimato alla fine di aprile delle emissioni arriva a più di un miliardo di tonnellate di anidride carbonica. I cambiamenti  maggiori sono stati rilevati in Cina, dove è iniziato il confinamento, con una diminuzione di 242 milioni di tonnellate di anidride carbonica (MtCO2), seguita dagli Stati Uniti (207 MtCO2), Europa (123 MtCO2) e  India (98 MtCO2).

Purtroppo però i benefici non dureranno a lungo, avvertono i ricercatori. L’analisi mostra anche che le misure di contenimento basate soltanto sui comportamenti collettivi non sono in grado di determinare le profonde e durature riduzioni delle emissioni di gas serra necessarie per mitigare i cambiamenti climatici.

“Queste drastiche riduzioni sono probabilmente temporanee, in quanto non riflettono i cambiamenti strutturali nei sistemi economici, di trasporto o energetici”, ha spiegato Le Quéré. “Esiste tuttavia l’opportunità di realizzare cambiamenti reali e duraturi per poter affrontare crisi future, implementando pacchetti di stimolo economico che aiutino anche a raggiungere gli obiettivi climatici, specialmente per la mobilità, che rappresenta la metà della diminuzione delle emissioni durante il lockdown”.

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