Bruxelles, le attuali politiche Pac provocano cambiamenti climatici

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Acqua e cambiamento climatico, le sfide per l’agricoltura europea. Il Forum internazionale su alimentazione e nutrizione della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition sollecita una nuova Pac. In gioco ci sono 50 miliardi di euro e il settore alimentare in Europa causa tra il 20% e il 35% delle emissioni di gas serra.

I soldi ci sono: 50 miliardi di euro che l’Unione europea ha messo sul tavolo della Pac, la politica agricola comune. Come usarli? Il rischio maggiore che gli agricoltori devono affrontare è il cambiamento climatico che sta alterando il ciclo idrico, inaridendo ampie aree e aumentando il ritmo delle migrazioni. Ma le scelte attuali non alleggeriscono la minaccia, semmai il contrario. Il settore alimentare in Europa causa, per colpa dell’uso intensivo di combustibili fossili e prodotti chimici, tra il 20% e il 35% delle emissioni di gas serra della UE-28. E più del 12% dei terreni coltivabili nell’Unione europea si sta erodendo principalmente a causa di pratiche agricole intensive. Dunque bisogna cambiare rotta.

Sono le conclusioni del Forum internazionale su alimentazione e nutrizione che la Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition ha organizzato oggi a Bruxelles. “L’Unione europea deve passare da una Politica agricola comune orientata all’aumento della produzione a una Politica agroalimentare comune che includa obiettivi di rendimento per la nutrizione e la salute”, ha spiegato Paolo Barilla, vice presidente di Bcfn. Questo cambiamento epocale passa da tanti fattori, uno di questo sono i giovani e le donne. Purtroppo solo il 6% del totale degli agricoltori in Europa ha meno di 35 anni, mentre meno di un terzo degli agricoltori più anziani è donna. La nuova Pac dovrà tener conto di questi elementi per essere pensata in un’ottica innovativa“.

L’uso dei 50 miliardi di investimenti sulla Pac (il 40% del totale del budget Ue) è quindi un elemento fondamentale per disegnare il futuro non solo dell’agricoltura europea ma anche del rispetto dell’accordo Onu di Parigi sul cambiamento climatico. Oggi nella Ue i prelievi di acqua destinati all’agricoltura  – secondo i dati della Fondazione Barilla – ammontano a quasi il 44% del totale, con tassi più elevati nei Paesi mediterranei (l’88% in Grecia, il 68% in Spagna). Inoltre l’impatto ambientale della produzione agricola, assieme alla frammentazione degli habitat, ha contribuito alla perdita della biodiversità nell’Unione, rendendo molto difficile raggiungere alcuni degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati per il 2030.

Secondo il Food Sustainability Index – l’indice sviluppato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, in collaborazione con The Economist Intelligence Unit, che analizza la sostenibilità del sistema alimentare di 34 Paesi – l’Italia comunque è in Europa tra i Paesi più virtuosi nella gestione dell’acqua. Mentre alla Francia è stato riconosciuto l’impegno nell’implementare iniziative rivolte all’agricoltura urbana e nella riduzione dell’impatto ambientale provocato dall’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi.

L‘altro tema critico su cui intervenire, oltre a quello climatico, sono le migrazioni, strettamente connesse alla questione ambientale. Degli oltre 257 milioni di persone che abbandonano il proprio Paese, sono poco meno di 35 milioni (13,5% del totale di chi emigra) quelli che si dirigono verso l’area del Mediterraneo. Una delle cause di questi spostamenti è l’insicurezza alimentare collegata ai cambiamenti climatici che diminuiscono la produzione di cibo.

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