
Idrogeno verde per una mobilità green. Ideale per mezzi pesanti, acciaierie pulite e usi domestici: l’Italia ha tutto il know-how necessario, ma servono investimenti in infrastrutture.
C’è bisogno anche dell’idrogeno per muovere treni, autobus, taxi, navi, per alimentare acciaierie e mezzi di movimentazione. La transizione ecologica e la decarbonizzazione dell’economia non possono farne a meno e il governo italiano ne prevede, per il prossimo decennio, un utilizzo sempre più diffuso nel settore dei trasporti, soprattutto pesanti: su gomma, nelle ferrovie e nell’industria. Un vettore di energia assolutamente pulito perché, impiegato nella mobilità, non produce alcun gas serra, dagli impianti di scarico fuoriesce solo vapore acqueo.
Ad oggi l’idrogeno è prodotto per il 98% dal metano: 70 milioni di tonnellate l’anno. Si tratta del cosiddetto “idrogeno grigio”, che ha una produzione maggiore di CO2 e non serve per la decarbonizzazione, e dell’idrogeno blu, con cattura di CO2. L’obiettivo finale della transizione è invece avere tutto idrogeno verde, prodotto dall’acqua con le fonti rinnovabili: centrali solari ed eoliche grandi e piccole, al servizio di centri di produzione, e una rete di condotte dedicate che portino il gas nei centri di distribuzione. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario aumentare anche la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Nel mondo circolano circa 13mila auto a idrogeno, penalizzate soprattutto per il peso delle bombole necessarie per contenerlo e il prezzo di acquisto elevato. Ma per i mezzi pesanti è invece molto più conveniente rispetto all’alimentazione elettrica. In Francia la Alstom ha già lanciato il primo treno alimentato a idrogeno, mentre nelle isole Orcadi nel Nord della Scozia è impiegato per muovere i traghetti.
Per camion, treni, mezzi di movimentazione e navi, le batterie elettriche sarebbero troppo pesanti, e l’idrogeno è la scelta migliore per azzerare le emissioni. Basta un centro di produzione vicino al porto, all’autoporto o alla fabbrica. Quello che manca oggi sono le infrastrutture. In Italia ci sono pochi centri di produzione, pochissimi di idrogeno green, e un solo distributore al pubblico (a Bolzano), ma Modena è inserita in un progetto dell’Ue che porterà il primo distributore di idrogeno in A22, all’uscita del casello Nord.
La rete di distribuzione è quasi tutta da realizzare, ma l’Italia ha competenze industriali su tutta la filiera, dalla produzione al trasporto all’utilizzo. “L’idrogeno è un vettore energetico chiave, imprescindibile per la transizione ecologica – spiega Cristina Maggi, direttrice di H2IT, l’associazione che raggruppa le principali imprese del settore – Può contribuire a decarbonizzare vari settori: mobilità, industria, produzione di energia, riscaldamento”.
Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza del governo Draghi, alla voce “produzione, distribuzione e usi finali dell’idrogeno” sono stati destinati 3,19 miliardi di euro: 500 milioni per la produzione in aree industriali dismesse; 2 miliardi per l’utilizzo dell’idrogeno in settori hard to abate; 230 milioni per creare lungo il Paese stazioni di ricarica di idrogeno per il trasporto stradale; 300 milioni per trasporto ferroviario; 160 milioni per la ricerca.
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